E’ sempre stato un sodalizio fortunato quello tra il messinese Salvatore Casella e il pugliese Francesco De Feudis, che con tenacia ed entusiasmo portano avanti, ormai da quasi un ventennio, la singolare avventura di Cristo’ Couture.
Due personalità poliedriche e differenti che si completano a vicenda, trovando il loro trait d’union nell’amore per la cultura, i colori, i modi e le tradizioni propri del sud Italia. E della Sicilia in modo particolare. Proprio dall’amore per questa terra nasce la recente collaborazione con Giuseppe Fata, head sculpture designer che ha scelto gli abiti Cristo’ Couture per un progetto che sposa moda e arte barocca siciliana ed é stato presentato a febbraio nell’ambito della fashion week milanese. I capi utilizzati, sintesi del loro stile, in pizzo e tulle bianchissimi con sontuosi ricami oro, hanno attirato l’attenzione di un vasto pubblico di addetti ai lavori, fruttando la collaborazione con un importante show room milanese che presenterà in esclusiva una capsule collection di pezzi unici Cristo’ Couture nei prossimi mesi.
Insomma un sogno che diventa realtà per i due giovani stilisti. E che ha cominciato a prendere forma quando gli abiti di Salvatore e Francesco hanno sfilato durante il premio Bellini, tenutosi al teatro massimo Vincenzo Bellini di Catania, dove Fata è stato premiato. Poco prima gli abiti di Cristò erano stati protaginisti di servizio fotografico realizzato da Saro Campione in una location davvero suggestiva. Gli scatto infatti sono sttai fatti tra le rovine della Chiesa Giubilare Santa Sofia e San Nicola di Bari Zafferia Messina. Struttura da anni al centro delle polemiche per le cattive condizioni in cui versa e soprattutto perchè non esiste ancora un progetto per il suo recupero.
Un percorso condiviso, il loro, che sceglie consapevolmente ritmi lenti e savoir-faire artigianale come base di creazioni esclusive, frutto di infinite suggestioni apparentemente inconciliabili. Così, tanto per farsi un idea, se la base per creare i ricami sartoriali può venire da burlesque, tatoo e street art, allo stesso modo i tagli possono essere influenzati tanto dal periodo d’oro di Hollywood come dalla haute couture parigina anni sessanta o dal post-modern italiano. Eclettismo scalpitante al servizio di una precisa cifra stilistica che trova sempre la sua prima ispirazione nella luce abbagliante riflessa dalle candide case di Ostuni e nei mirabolanti ghirigori del barocco siciliano.
Pizzo, tulle e organza subiscono un inesausto processo di trasformazione, destrutturati e ricomposti in modo sorprendente di collezione in collezione. Un lavoro faticoso ma appagante, condotto con dedizione e modestia, che negli anni ha fruttato alla coppia diversi riconoscimenti in una moltitudine di concorsi per talenti emergenti e soprattutto l’apprezzamento di una clientela esigente, che li ha seguiti anche dopo la breve avventura dell’atelier pugliese, lasciato per stabilirsi in Sicilia, dove oggi lavorano.