MESSINA. Palazzo Zanca si colorerà. E’ stato approvato il progetto che prevede riqualificazione con efficientamento dell’impianto di illuminazione artistica della facciata principale del palazzo municipale di Messina con utilizzo di tecnologia led, e che costerà 74mila euro.. (con un nutrito contributo governativo) Un progetto che, scrive nella relazione il progettista Salvatore Saglimbeni, “s’inquadra nell’ambito di una programmazione di riqualificazione e valorizzazione, voluta dall’amministrazione comunale,”. In cosa consiste?

In sintesi, la progettazione del nuovo impianto prende le mosse dall’analisi della facciata del palazzo in stile neoclassico di Antonio Zanca suddividendola in tre campi, che corrispondono a altrettante sezioni dell’impianto, oltre un ulteriore campo legato al “timpano”.

Il progetto prevede la collocazione di ventidue barre led (otto per i campi destro e sinistro, sei nella parete centrale) della potenza di 46,0 Watt/cad. con ottica ellittica, il cui corpo è ottenibile anche nella colorazione “corten” che ne consente il massimo del mimetismo cromatico, mentre nella parte centrale troveranno collocazione in corrispondenza della parte superiore dei sei pilastri altrettanti proiettori. A completamento del sistema ci saranno ulteriori due proiettori che troveranno collocazione all’interno del timpano per illuminare il complesso scultoreo con due fasci contrapposti che ne valorizzeranno le volumetrie.

 

Dal punto di vista energetico il nuovo impianto è un efficientamento del sistema con una riduzione delle potenze impegnate, rispetto a quanto oggi installato, di oltre il 60%. Nelle foto in basso il rendering del risultato atteso.

 

Più volte in passato si è tentato di dotare la facciata nel palazzo municipale di un sistema di illuminazione che la valorizzasse, tant’è che allo stato la stessa è servita da una sovrapposizione di interventi disarmonici ed inefficienti. Un primo tentativo venne fatto con l’implementazione di due faretti a spot posti sui davanzali delle finestre del piano terreno e del primo piano. Tale impianto, costituito da ben 24 corpi illuminati da 70 watt/cd. di fatto non illuminava la facciata, soprattutto per il posizionamento degli spot, per il quale l’effetto reso era quello di sottolineare gli stipiti delle finestre lasciando al buio il resto della facciata senza sua valorizzazione d’insieme.

Un ulteriore tentativo venne fatto con corpi illuminati posti ad incasso a pavimento nell’antistante marciapiede, corpi illuminati dotati di lampade a ioduri metallici della potenza di 50 watt/cd. Ma anche questo progetto non ha sortito l’effetto desiderato soprattutto per la scarsa efficienza dell’impianto che – come in genere quelli di analoga tipologia – ha sofferto di una rapida opacizzazione degli schermi e continui guasti causati dalla mediocre, a dir poco, tenuta all’infiltrazione di acque meteoriche. L’impianto era poi stato ulteriormente implementato con 10 protettori posti a livello del pavimento del loggiato a ridosso della balaustra lapidea.

Una ulteriore superfetazione dell’impianto di illuminazione della facciata è costituita dalla recente implementazione di otto proiettori led da 70 watt/cd sui pali artistici di illuminazione pubblica.

Nessuno di questi sistemi ha reso giustizia al bene monumentale. “Tale tanto articolato complesso di impianti costituisce di per sé un disvalore per uno dei palazzi più importanti dal punto di vista architettonico di Messina, palazzo che peraltro a buon diritto è il primo simbolo della ricostruzione della città, in quanto tale, dopo il terremoto del 1908”, ha scritto criticamente Saglimbeni.

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