CATANIA. «Userò le parole ‘negro’ e ‘frocio’ fino all’ultimo dei miei giorni». Fanno discutere le affermazioni del vicepresidente e assessore alla Cultura della Regione Calabria, Nino Spirlì, intervenuto a un dibattito organizzato dalla Lega a Catania in vista del processo a Salvini per il caso Gregoretti.

«Ci stanno cancellando le parole di bocca», afferma l’esponente del Carroccio (che si autodefinisce “omosessuale a tempo perso e cattolico praticante”), citando in proposito i termini “zingaro” e “negro” (con tanto di esempio in calabrese). «Nessuno può venirmi ad dire non dire che sei ricchione perché sei omofobo», spiega ancora, facendo poi riferimento a una presunta “lobby delle lobby” e alla “lobby frocia, una delle peggiori”. Infine tira fuori dalla tasca un rosario: «È uno strumento, un’arma. Ricordatevi che il cuore di Gesù ci aiuta sempre».

 

 

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