MESSINA. E’ arrivata una risposta alla nota che il senato accademico dell’Ateneo messinese, divulgata qualche giorno fa, in cui si prendeva posizione su quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, e pur senza farlo direttamente, si rispondeva alla lettera firmata da 264 docenti (di qualche ora precedente alla nota) in cui con toni molto accesi si sosteneva la necessità di interrompere immediatamente gli accordi tra ateneo messinese e la Hebrew university di Gerusalemme. Gli stessi firmatari hanno risposto con una lettera, sottoscritta ad oggi da 141 docenti ma, spiegano gli estensori, è ancora possibile aderire. Di seguito la lettera e le firme
“In un articolo comparso il 15 luglio 2025 su “The New York Times”, probabilmente il più prestigioso studioso mondiale dell’Olocausto e del genocidio, titolare alla Brown University della cattedra di Holocaust and Genocide Studies, Omer Bartov, ebreo, ex soldato e ufficiale dell’esercito israeliano, ha riconosciuto, non senza confessare la difficoltà di ammettere una conclusione tanto infausta, che attualmente a Gaza è in corso un genocidio. Non si tratta, dunque, né di crimini di guerra, né di crimini contro l’umanità, né di un conflitto armato, né di aggressioni, né tanto meno di una crisi umanitaria: “Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese”. Il genocidio cambia tutto; proietta il conflitto israeliano-palestinese in un’altra dimensione, rendendo lo Stato ebraico autore dello stesso crimine da cui è sorto. Certo, Bartov non è il primo a considerare che l’orrore che da quasi due anni si sta consumando a Gaza cada sotto la fattispecie giuridica del genocidio, ma indubbiamente la sua voce è di una autorevolezza pressocché assoluta. Alle stesse conclusioni sono giunte, in queste ore, in una conferenza stampa congiunta due delle principali organizzazioni non governative israeliane B’Tselem – The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories– e Physicians for Human Rights Homepage | רופאים לזכויות אדם che hanno apertamente parlato di “nostro genocidio”.
Genocidio, genocidio, genocidio: per quanto sgradevole, conviene ripetere “genocidio” leggendo il documento con cui il Senato accademico dell’Università di Messina, il 29 luglio, prende la parola sulla tragedia palestinese: esprimendo sgomento per quanto avviene a Gaza (lo sgomento, per la precisione, riguarda “la gravissima crisi umanitaria che affligge la popolazione palestinese”), rimuove, tace, non parla di genocidio. La negazione del genocidio “è una minaccia alle fondamenta stesse dell’ordine morale su cui tutti facciamo affidamento” (Bartov). Non chiamare le cose con il proprio nome, semplicemente, non permette di fare i conti con l’inaudito che ci sta investendo. Forse allora ha ragione la filosofa americana Judith Butler quando ha recentemente ricordato che “Per alcune persone è possibile affermare la propria opposizione a ogni forma di genocidio e rifiutarsi di vedere che quello in atto a Gaza è un genocidio”.
Non fare parola del genocidio di cui è vittima il popolo palestinese nel documento adottato dal Senato accademico dell’Università di Messina probabilmente è tra le ragioni che consentono alla dirigenza dell’Ateneo di eludere la richiesta avanzata da 264 docenti, che con una Lettera aperta esigevano la sospensione dell’accordo di cooperazione internazionale tra l’Ateneo peloritano e la Hebrew University di Gerusalemme. Accordo che, come dichiarato dalla stessa Rettrice, prof.ssa Giovanni Spatari, non ha in essere “collaborazioni esecutive”, e quindi attualmente, se resta in vigore, ha esclusivamente un valore simbolico che nulla ha a che vedere con la scienza, il sapere, la formazione. Mentre la Comunità Europea si interroga se sospendere la partecipazione di Israele dal programma “Horizon per la ricerca”, avviando anche i primi, timidi, parziali, provvedimenti, a Messina si va avanti, nonostante tutto, senza aprire un confronto diretto con chi reclama un provvedimento che affrancherebbe l’Università di Messina da un accordo con una istituzione che attualmente sospende le voci critiche nei confronti dell’operato di Israele a Gaza (vedi il caso della prof.ssa Nadera Shalhoub-Kevorkian). Non possiamo, in effetti, non notare con rammarico che se la governance del nostro Ateneo risponde esclusivamente alle sollecitazioni dei Direttori di dipartimento, approvando un documento chiaramente non all’altezza del disastro storico cui siamo consegnati, appare invece indifferente all’impegno di più di un quinto del corpo docente dell’Università – fatto notevolissimo: un gruppo dalla composizione variegata per provenienze di studi, di dipartimenti, per anzianità di ruolo e anagrafica – a cui non si ritiene utile rispondere in maniera aperta, diretta, democratica.
Rompere l’accordo di cooperazione con la Hebrew University è il primo, immediato strumento con cui possiamo stare al fianco dei nostri colleghi, ampiamente censurati, che in Israele si oppongono alle scelte del governo Netanyahu e di tutte le istituzioni accademiche e culturali che ne appoggiano le decisioni criminali o che non osano avanzare critiche nei confronti del genocidio in atto. Soltanto mettendo in discussione l’operato di queste istituzioni, ogni singolo docente che sta resistendo alla barbarie può riconoscerci come suoi alleati. Soltanto isolando le istituzioni che prendono parte al genocidio del popolo palestinese, non li lasciamo soli.
Pierandrea Amato
Roberto Amato
Nicola Angius
Adriana Arena
Giuseppe Avena
Anna Barattucci
Tindaro Bellinvia
Paola Maria Bonaccorsi
Veronica Bongiovanni
Chiara Borsellino
Emanuele Brianti
Dario Bruneo
Donatella Bucca
Mariavita Cambria
Gioele Capillo
Anna Paola Capra
Paola Cardiano
Lorenzo Casini
Antonino Casile
Angela Castiglione
Maria Castriciano
Maria Ange Causarano
Consuelo Celesti
Vincenzo Cicero
Anna Maria Citrigno
Roberto Cobianchi
Dino Costa
Alfredo Criscuolo
Filippo Cucinotta
Alessandro De Angelis
Giovanna De Luca
Cristiano De Marchis
Pasquale De Meo
Fabrizio De Vita
Guido Di Bella
Massimo Di Gangi
Maria Letizia Di Pietro
Giovanni Falsone
Domenica Farinella
Mauro Federico
Filippo Ferlito
Elisa Fiorenza
Antonio Fabio Forgione
Pasquale Fornaro
Giorgio Forni
Claudia Foti
Edoardo Fugali
Rita Fulco
Roberta Galbo
Giuseppina La Ganga
Romana Gargano
Giuseppe Gattuso
Giuseppa Genovese
Mauro Geraci
Salvatore Pio Giacobbe
Ottavia Giuffrè
Giovanni Giura
Mario Graziano
Giuliana Gregorio
Fabio Gresta
Massimo Ingrassia
Giuseppina Laganà
Gabriele Lando
Jutta Linder
Francesco Longo
Vincenzo Macaione
Raffaele Manduca
Antonella Cinzia Marra
Maria Adele Marino
Pierluca Marzo
Giovanni Merlino
Gianluca Miglino
Carlo Migliardo
Marcello Mollica
Mariangela Monaca
Cristian Mondello
Marina Montesano
Marina Morabito
Anna Notti
Giulia Palomba
Francesco Parisi
Rosalba Passalacqua
Anna Maria Passaseo
Francesco Francesco Riccardo Pengo
Rosamaria Pennisi
Francesca Pentassuglio
Simona Pergolizzi
Alessio Plebe
Daniele Pompejano
Daniela Potenza
Santo Previti
Patrizia Primerano
Valentina Raffa
Antonio Rapisarda
Antonino Recupero
Giuseppe Ricciardi
Giacomo Risitano
Maria Giovanna Rizzo
Rosalba Rizzo
Andrea Romeo
Fabio Rossi
Gabriella Rubulotta
Fabio Ruggiano
Eriberto Russo
Pietro Saitta
Giuseppe Saija
Giuliana Sanò
Carmen Serena Santonocito
Dario Francesco Santonocito
Aurelio Scavo
Marco Scarpa
Maria Teresa Sciortino
Luigi Monsù Scolaro
Danilo Scordia
Scolastica Serroni
Maria Vittoria Serranó
Felice Sfravara
Guido Signorino
Roberta Somma
Salvatore Speziale
Simon Michael Tanner
Stefania Taviano
Fabio Todesco
Stefania Toscano
Peter Quinto Tranchida
Anna Trifirò
Katia Trifirò
Aldo Trifiletti
Alessandro Tripodo
Bruno Tripodi
Alexandra Trifonova
Stefania Tuccinardi
Velia Vadalà
Marta Venuti
Mario Venza
Carolina Vesce
Luca Vilasi
Angela Villani
Federico Vitella
Pier Paolo Zampieri
Maria Zappalà
i vermi attaccati alla tetta americana terrorizzati dal bullismo e dal suo potere economico danno tutto loro stessi per sottolineare che israele dovrebbe stabilire finalmente un momento nel quale non sparino contro gli aiuti umanitari e anche che stiano un poco più attenti perché anche qualche bambino si è trovato lì per caso e sfortunatamente è morto.