ROMA. È il messinese Gabriele Ciances il regista del lungometraggio, attualmente in lavorazione con uscita prevista entro fine anno, “I ragazzi delle scorte”, che racconta con un taglio intimo le vite degli agenti di scorta che nel 1992 hanno perso la vita nelle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il film-documentario, prodotto da “42° Parallelo“, fa parte della serie Memories, spin-off di Ossi di Seppia (in cui Ciances lavora dalla prima stagione) programma dedicato al racconto della memoria collettiva e trasmesso sulla piattaforma Rai Play.

Gabriele Ciances, classe 1993, nasce a Messina e studia presso il liceo scientifico Giuseppe Seguenza. Nel 2013 si trasferisce a Milano per studiare Scienze dei Beni Culturali. Ma tra un libro e un esame, il giovane fuori sede ha altri obiettivi nella vita: vuole raccontare storie. In questa maniera, a partire dal 2013, inizia a lavorare come assistente alla regia per vari progetti e crea un piccolo collettivo di film-maker che arriva a produrre vari videoclip e spot per noti brand nazionali e internazionali. «In Italia, se vuoi studiare cinema lo fai a livello teorico o nelle poche scuole specifiche. Io non potevo permettermi questi costi. Così, mentre studiavo sui libri universitari, ho iniziato a raccontare una serie di storie con piccoli progetti per passare ai videoclip con noti artisti nazionali».

Dopo una serie di collaborazioni, nel 2018 la vita di Ciances cambia: co-dirige il documentario “#OPS-L’evento” che racconta la storia della giovane influencer italiana Elisa Maino, disponibile oggi su Prime Video. Da quel momento inizia a dedicarsi totalmente alla sua passione: nel 2019 il regista e dirige “Teresa”, un cortometraggio che racconta la storia di un vedovo e del suo rapporto con un oggetto per colmare il suo vuoto. “Teresa” trionfa in vari festival nazionali e internazionali e viene selezionato all’Odense International Film Festival, per le qualificazioni agli Oscar e agli EFA. Nello stesso anno, Gabriele Ciances lascia Milano per Roma. L’arrivo della pandemia, tra zone rosse e isolamento, lo lascia fermo solamente una settimana: «E’ arrivato subito Ossi di Seppia».

La serie non fiction, prodotta da 42° Parallelo e distribuita dalla Rai, racconta mediante le testimonianze dei protagonisti e le teche della tv nazionale la memoria collettiva dell’Italia. «Sono stato reclutato dalla produzione per un prodotto del quale esistevano solamente alcune riprese. Fatto l’episodio pilota, la serie inizia a decollare». Viene riconfermata una seconda stagione. «La bellezza di lavorare a questa serie sta nelle storie che raccontiamo e nel dare nuova vita alle immagini delle teche Rai». Nel 2021, a Ciances viene offerta l’opportunità di dirigere un nuovo documentario: Dia 1991 – Parlare poco apparire mai”, dedicato alla nascita e agli uomini del Dipartimento Investigativo Antimafia, uscito in prima serata su Rai 3. «E’ stato un film molto faticoso ma che mi ha dato molte soddisfazioni e mi ha dato l’occasione di narrare della mia terra».

È stata, infatti, la prima possibilità per il regista di raccontare in un film una storia della Sicilia, con la quale ha un legame ossimorico. «Dal 2013 al 2018 ho vissuto la Sicilia come ostacolo mentale – racconta Ciances – l’ho odiata per tanto tempo senza amarla. Solo nel 2019 ho fatto un piccolo passo in avanti per amarla: riconosco che molto della mia forza, delle mie qualità come persona e regista le devo alla Sicilia. Difetti compresi».

Nel futuro di Gabriele Ciances ci sono molti progetti: alcuni già in fase di lavorazione, altri in fase di scrittura. Il regista commenta su un possibile ritorno in Sicilia. «Se riuscissi a fare il mio lavoro in Sicilia, ci tornerei, soprattutto per la qualità della vita che offre. Non  sono legato in quanto siciliano, ma perché le riconosco un’energia unica».

 

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