Si è conclusa con sei rinvii a giudizio e due proscioglimenti l’udienza preliminare nei confronti di un investigatore privato e di alcuni esponenti di forze dell’ordine. Si tratta di un filone d’inchiesta che scaturisce da un’altra indagine per fuga di notizie. Il gup Maria Vermiglio ha rinviato a giudizio al 19 luglio prossimo davanti alla Prima sezione penale del tribunale il luogotenente in pensione della Guardia di Finanza Francesco Giusti, la sua collega Antonella Scalise, e i poliziotti Maria D’Angelo, Damiano Murciano, Natale Lavinia e Antonio Brigandì. Per questi ci vorrà il vaglio di un tribunale che dovrà esaminare tutte le vicende. Il gup ha invece disposto il non luogo a procedere, prosciogliendo il carabiniere Antonio Scaletti e l’investigatore privato Matteo Molonia.

L’indagine raggruppa alcuni episodi che non erano stati trattati nella prima tranche del procedimento giudiziario. D’Angelo deve rispondere di calunnia. Nel corso di una separazione legale dall’ex marito avrebbe determinato una perquisizione effettuata nel luglio 2012 nella sua abitazione da Giusti al quale prima della perquisizione aveva mostrato le munizioni che il marito teneva in casa in quanto pubblico ufficiale in pensione. Giusti e Scalise sono invece accusati di omissione di atti d’ufficio in quanto non avevano provveduto a sequestrare subito le munizioni provvedendo a sequestrarle in un secondo momento. A Giusti l’accusa contesta la rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio per aver chiesto a dei colleghi dettagli su un’attività d’indagine per truffa che poi avrebbe riferito ad uno degli indagati.

Altro episodio riguarda anche Murciano che avrebbe chiesto a due uomini originari del Marocco di poter acquistare della droga , ma al momento dell’incontro furono arrestati. Lavinia e Brigandì devono invece rispondere di accesso abusivo al sistema informatico. La stessa accusa era contestata anche a Scaletti e all’investigatore privato Molonia che sono stati prosciolti insieme a Brigandì. Per loro il gup ha disposto il non luogo a procedere. Hanno difeso gli avvocati Nino Cacia, Salvatore Silvestro, Antonio Centorrino, Carlo Faranda.

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