MESSINA. Perchè gli alberi di ForestaMe in centro città non sono stati piantati sui marciapiedi invece che in strada, come è stato fatto, sottrarraendo (pochi) parcheggi? E’ la domanda che più spesso è sorta, soprattutto tra gli automobilisti, da quando, alla fine dell’estate, nelle vie del centro si è iniziato a lavorare aprendo sull’asfalto gli spazi per la piantumazione, e ricoprendo la zona circostanza di malta drenante.

E’ stata una precisa scelta progettuale: “Per allontanare le chiome dagli edifici e non restringere ulteriormente i marciapiedi che, tra l’altro, sono di larghezze limitate, comprese tra i 2,30 e i 2,70 metri, con le dovute eccezioni. Solo in pochissimi casi, in presenza di filari numerosi e in buone condizioni vegetative posti su marciapiedi, si è preferito provvedere all’integrazione delle fallanze anziché abbattere o trapiantare gli alberi esistenti”, spiega la relazione sugli aspetti agronomici allegata al progetto ForestaMe, che prevede la messa a dimora di circa 1600 arbusti tra parallele e perpendicolari del viale San Martino. (erano mille in più, poi ridotti per ricavarne parcheggi), con le (molte) specie previste che avranno tutte altezza, a maturità, inferiore ai 10 metri.

Eppure in altre zone della città, sono presenti alberi piantati sui marciapiedi invece che sulla strada. In questo caso, la scelta progettuale è stata quella di tenerli: nel caso di sola integrazione di piante su filare già esistente sul marciapiedi, (tipo via Camiciotti, dove ci sono aranci amari), è stato scelto di conservare la pianta e la sua collocazione, mentre nelle strade in cui non c’erano completamente piante, si è scelta la collocazione sulla strada. Perchè “gli alberi posizionati sul marciapiedi sono troppo addossati agli edifici, le loro fronde finiscono per invadere i balconi e addossarsi alle finestre”, si legge nella relazione.

“Le aiuole avranno le massime dimensioni possibili, compatibili con le esigenze della viabilità cittadina e delle leggi che la regolano”, specificava la relazione. Perchè? banalmente, per permettere alle nuove piante di crescere sane e non rinsecchirsi o crollare. “Le aiuole sono sempre sottodimensionate, insufficienti ad assecondare il corretto sviluppo degli apparati radicali. Ciò è stata causa di molti schianti, dovuti al fatto che le radici sono compresse in spazi limitati, ingolfando una zolla che può risultare insufficiente a sostenere il peso dell’albero, con conseguente pericolo di ribaltamento”. Non solo: “Ciò, oltre ad accrescimenti stentati, finisce col favorire uno sviluppo superficiale delle radici, che, invece di tendere verso il basso, come sarebbe naturale, preferiscono svilupparsi in prossimità del livello di campagna, dove è più facile trovare l’ossigeno e l’acqua essenziali per la sopravvivenza”, con la conseguenza del dissesto di strade e marciapiedi.

Il progetto, e le scelte, di ForestaMe partono da una considerazione: Messina ha un numero di alberi molto basso rispetto all’estensione e alla popolazione (terz’ultimo posto in Italia nel28esimo rapporto Ecosistema Urbano stilato da Legambiente). “Ciò che è importante sottolineare è che la carenza di alberature non è da considerare una mera mancanza di arredo urbano, come, in effetti, sono state sempre considerate, e lo sono ancora oggi, le alberate urbane. Come ormai da tempo si è dimostrato, anche con ricerche scientifiche rigorose corroborate dai dati statistici, l’albero in città deve essere visto come “fornitore di servizi ecosistemici essenziali. Solo in via indicativa e non esaustiva, le funzioni di un albero in città possono così essere riassunte: riduzione delle temperature, assorbimento di carbonio, assorbimento di particelle inquinanti, riduzione dei livelli di stress, incentivazione all’attività fisica, ammortizzazione delle gocce di pioggia, aumento del valore degli immobili circostanti, e molto altro ancora”, conclude la relazione.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments