MESSINA. Il ricorso per l’esclusione del Partito Animalista Italiano in Sicilia alle elezioni Politiche arriva alla Corte Europea. A darne notizia è direttamente il presidente del movimento politico Cristiano Cariello, che pochi giorni fa ha ricevuto una nota della Corte Europea con cui l’organo comunicava di aver ricevuto l’istanza e di averla presa in carico. La questione aveva suscitato diversi malumori all’interno del partito, nonché una certa curiosità visto che in alcune regioni le liste (tutte presentate insieme al movimento “10 Volte Meglio”) erano state accettate e in altre no. Ci sono stati anche casi in cui le liste sono state accettate o escluse anche all’interno della stessa regione, con differenze tra le interpretazioni delle norme tra le circoscrizioni. «Sull’interpretazione della stessa normativa alcune Corti ammisero il Partito Ambientalista Italiano, altre no (incredibile il caso in Campania dove in Campania 1 la Lista fu rigettata è ammessa in Campania 2). Come presidente del PAI proposi ricorso alla Corte Europea CEDU per la violazione delle Convenzioni e del diritto ad elezioni corrette e trasparenti – scrive su Facebook Cariello – Colpo di scena in arrivo? Vedremo cosa deciderà la Corte Europea sull’assurdo caso italiano che ha visto i temi animalisti fuori dalla vera tornata elettorale». Sull’argomento era intervenuto anche il messinese Carlo Callegari, candidato all’uninominale al Senato sia in Calabria, dove la lista è stata ammessa, che in Sicilia, dove, invece, al Partito non è stato permesso di concorrere. È lui a spiegare cosa succederebbe nel caso in cui la Corte Europea dovesse dare ragione al Partito Animalista: «Si dovrebbero rifare le elezioni, oppure lo Stato dovrebbe pagare dei danni al nostro partito». Ma qual è stata la motivazione che ha spinto alcune regioni ad escludere le liste? «Il partito aveva depositato entro i termini previsti, sotto la sigla “Partito Animalista-Ucdl-10 Volte Meglio”, le proprie liste insieme al movimento “10 Volte Meglio”, partito che tra l’aprile e il dicembre 2019 si era costituito in gruppo parlamentare – si legge in una nota – Questo apparentamento avrebbe dovuto dare al Partito Animalista l’esenzione dall’obbligo di raccolta firme, ma mentre le Corti d’Appello di Calabria ed Emilia Romagna hanno approvato le liste, altre le hanno respinte per mancanza dei requisiti necessari. L’episodio più singolare in Campania, dove la circoscrizione che comprende la provincia di Napoli (Campania 1) ha bocciato la domanda, l’ha invece approvata invece nel resto della regione (Campania 2). Tra gli altri il Partito Animalista Italiano è parte del gruppo Animal Politics EU, punto di riferimento degli animalisti europei che conta 3 deputati a Strasburgo. «Il fatto che non siano italiani non conta nulla, perché con il Trattato di Lisbona si è stabilito che anche i deputati eletti all’estero venissero parificati a quelli italiani. Questa norma che ci ha già conferito l’esenzione alle ultime elezioni europee è stata ignorata dalle corti che ci hanno respinto», riporta il PAI. La lista, pur presente in poche regioni, ha raggiunto anche punte che hanno sfiorato l’1%, seppure nei collegi dove avrebbe potuto maggiormente incidere con la sua presenza, non ha avuto possibilità di “giocarsi la partita” specialmente nei collegi uninominali (in Campania il PAI conta anche un consigliere regionale).

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