MESSINA. Una riflessione di Marco Fallanca sulla promozione della Sicilia e l’organizzazione di grandi eventi (con relativa ricaduta economica sul territorio), che si contrappongono a sagre, “eventini e folkloristiche cialtronerie locali”.

Di seguito il suo contributo:

La quattro giorni di D&G a Siracusa conferma soprattutto due cose. Che, tra una sterile polemica e l’altra, si tratta dell’unico evento in Sicilia di portata autenticamente internazionale: per i testimonial intervenuti, per il target di riferimento, per l’ingente dispiego di mezzi e investimenti, per pubblico di settore e richiamo mediatico. E che la Sicilia è un set a cielo aperto straordinario e amatissimo, dal fascino dei teatri di pietra a quello dei borghi più caratteristici. Location impareggiabili per eventi – privati, blindati oppure no – che, nel proliferare della congerie di provincialissime sagre locali, esprimono finalmente un respiro glamour globale e implicano anche una tangibile e diretta ricaduta economica sul territorio con i loro oltre 700 ospiti a carico. Ricaduta non tanto per le economie boccheggianti dei piccoli esercizi commerciali quanto per il settore turistico e alberghiero – senza contare catering e servizi transfer – e per le oltre 900 maestranze coinvolte (basti pensare ai comparti scenografia, beauty, security, accoglienza, ecc). La formula sembra vincente ma si inquadra nell’ambito di iniziative private, legate più a strategie manageriali di storytelling che a un disegno politico di sapiente promozione e rilancio turistico. Sia chiaro, non si tratta di mecenatismo né tantomeno di un evento creato per Siracusa e i siracusani. È, semmai, una brillante operazione marketing. E pure di altissimo livello. Tra celebrities di prima grandezza come Sharon Stone, Helen Mirren, Drew Barrymore, Peppuccio Tornatore e altri premi Oscar. Tra Jennifer Lopez, Ben Affleck, Beyoncé, Kris Jenner, Heidi Klum, Lewandowski, Anna Wintour e una Mariah Carey fuori stagione. Si sa, con la moneta si può far tutto. Specie se stavolta la (auto)promozione si attesta come l’iniziativa commerciale di un’azienda che, di tasca propria, investe sulla propria immagine ma anche sul territorio, assolvendo al ruolo e al compito di enti o amministratori pubblici preposti, che vorrebbero a modo loro confezionare presunti eventi “internazionali”. Siracusa si è rifatta un po’ il look e l’immagine di un brand (e della Sicilia) va in giro per il mondo. Anche grazie a Dolce&Gabbana. Ma non certo grazie alla politica regionale. Il resto – tra eventi, eventini e folkloristiche cialtronerie locali – è solo invidia e rosicamento da popolino. Ma di quello scarso.

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