MESSINA. Il comune di Messina, secondo il sindaco Cateno De Luca, non ha bisogno di contrarre mutui e prestiti per sanare i debiti coi creditori, perchè ha in cassa quanto è necessario a pagare. Secondo l’ex assessore al Bilancio Luigi Beninati (giunta di Franco Provvidenti, 1994-1998), non solo quanto dichiarato dal primo cittadino è tutto da verificare, ma non ricorrere all’aiuto garantito da una legge dello Stato che “consente ai Comuni di pagare i propri crediti integralmente ed immediatamente”, tra l’altro ad un tasso dell’1% ripagabile in trent’anni, non sarebbe la migliore delle idee.

Tutto nasce da una proposta dei presidenti di circolo delle sei circoscrizioni del Pd, che qualche giorno fa chiedevano al sindaco se ci fosse qualche ragione particolare per il mancato accesso alla procedura di anticipazione di liquidità prevista dai decreti post emergenza covid-19, prevista dal Governo nazionale proprio per provare a sostenere la ripresa economica dei territori, attraverso il rapido pagamento dei debiti degli enti locali, relativi a somministrazioni, forniture, appalti e obbligazioni per prestazioni professionali.

La risposta di De Luca, molto sommariamente, era stata che il comune di Messina aveva in cassa la liquidità necessaria ai pagamenti, dopo le transazioni che hanno abbattuto il debito del 50%, e che non c’era bisogno di alcun prestito (con l’ovvia domanda, da parte dei sei democratici “e allora com’è che non sono stati ancora pagati?”).

Una risposta che non ha per nulla soddisfatto Beninati, animatore Laboratorio Democratico Messina. “Pensa davvero che ci sia qualcuno che avanza soldi dal Comune e si accontenti di essere pagato al cinquanta per cento in tre o più anni, data l’opportunità offertagli dalla Legge di cui Lei ha sdegnosamente rifiutato i finanziamenti?”, scrive l’ex assessore. Che nutre parecchi dubbi anche nei confronti del fatto che il Comune sia “in salute” dal punto di vista finanziario.

“Lei afferma che i soldi ci sono e che non ci sono problemi per pagare i creditori. Su questo, autorevolmente sostenuti dal parere della Corte dei Conti, ci permettiamo di dissentire – scrive Beninati – perchè non basta che il Comune inserisca tali passività nella richiesta di piano di riequilibrio, ma occorre che annualmente tutte le passività pregresse ed i debiti fuori bilancio emersi vengano inseriti nella cosiddetta delibera annuale di riequilibrio che deve essere approvata entro il 31 luglio di ogni anno, ai sensi dell’art. 193 TUEL, dal Consiglio comunale”. E, continua Beninati, “Purtroppo la Sua Amministrazione non ha mai predisposto e presentato al Consiglio tale delibera”.

“Non l’ha fatto entro il 31 luglio 2018, ma ciò era giustificabile perché eravate appena insediati, non l’ha fatto entro il 31 luglio del 2019, e ciò è già meno giustificabile; per il 2020, la legge Le offre un po’ di tempo in più: il termine per l’approvazione di tale delibera è stato prorogato al 30 settembre. Solo con l’approvazione di tale delibera, con la quale il Comune dimostri di avere fondi suoi autonomi per pagare prontamente i propri creditori, è giustificabile quanto Lei dice sull’opportunità di rinunziare ai finanziamenti statali”, conclude l’ex assessore.

Piccatissima la risposta di De Luca: “Da quando mi sono insediato abbiamo in cassa mediamente dai 60 ai 70 milioni di euro. Ho ereditato un comune con circa 550 milioni di euro di debiti, frutto della finanza allegra delle passate gestioni. Oggi, a distanza di 24 mesi anche grazie al Consiglio comunale, siamo riusciti ad abbattere il debito di oltre il 50%, quindi mi posso permettere di rinunciare ai prestiti capestro che lo Stato vuole propinare ai Comuni”.

E sui rilievi sollevati da Beninati? De Luca sorvola, parlando di “tecnicisti del Piano dei riequilibrio al quale spesso si fa riferimento per trincerare l’incapacità gestionale o l’inesistenza dell’azione amministrativa. si ricorda che L’Ente ha una massa debitoria da debiti fuori bilancio per 112 milioni e nell’anno 2019 ha trattato oltre 48 milioni di massa debitoria, addivenendo ad accordi per abbattimento del 50 % dell’importo nominale di 24 milioni, già pagati nelle rate del 2019 e del 2020. Di fatto la disponibilità complessiva di 85 milioni sono più che sufficiente per abbattere tutta la massa debitoria residua relativa ai debiti certi liquidi ed esigibili di 64 milioni”.

 

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