MESSINA. “Nello, come ci siamo detti stanotte…”. Nonostante la sonora smentita da parte del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci sull’affermazione di Cateno De Luca di aver praticamente concordato insieme il contenuto dell’ordinanza regionale che “allarga le maglie” dei provvedimenti previsti dal Dpcm per evitare i contagi da coronavirus, il sindaco di Messina, nella sua diretta, ribadisce la circostanza e ripete “l’ordinanza che abbiamo preparato”, al plurale.

Secondo De Luca, tra una botta di “cazzate e minchiate”, “porca puttana” e urla belluine, e dopo un triste teatrino in cui simula una chiamata in diretta da parte di Musumeci (“Siamo rimasti con Nello che avrei impostato io l’ordinanza, dato che lui è molto impegnato…”, ha a un certo punto dichiarato), l’ordinanza (che ancora non è stata emanata) prevederebbe la chiusura alle 23 dei bar e ristoranti (come era previsto nella prima ordinanza regionale, quella del 23), con la possibilità da parte dei sindaci di proporre provvedimenti ulteriormente ampliativi nel caso in cui l’andamento epidemiologico sia positivo (come Messina, al contrario di Catania e Palermo).

De Luca, che fa riferimento svariate volte alla Provincia di Trento e tira in ballo ancora una volta la sua ordinanza “Si passa a condizione”, specifica come in base allo Statuto della Regione Siciliana, il Governatore possa provvedere all’apertura dei locali e delle palestre senza la necessità di un confronto con il Governo centrale.

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