MESSINA. “Quando parto, con me ci sono sempre macchina fotografica e scarpe da corsa”. Massimo Russo è un 44enne messinese che da anni vive in Irlanda, di mestiere fa il fotografo, e per passione corre maratone in giro per il mondo, riuscendo a unire svago e lavoro, professione e diletto. Una scintilla scoccata nel 2018, all’epoca del suo trasferimento in Irlanda: due anni a Dublino, poi la scelta di stabilirsi a Cork, nel sud dell’Irlanda, da dove ha iniziato a lavorare su scala internazionale: dapprima in Irlanda e nel Regno Unito, poi in Europa e fino a raggiungere Los Angeles e, recentemente, New York.
“Ho iniziato ad allenarmi seriamente per affrontare le gare nel 2022 – spiega Massimo Russo – ma ho iniziato a correre non appena mi sono trasferito in Irlanda nel 2018. Vedevo parchi pieni di gente che correva e quindi ho iniziato a motivarmi a piccoli step. E’ stato durante il Covid che ho allungato un po’ i km per poi decidere di raggiungere obiettivi più interessanti”. Obiettivi che lo hanno portato a gareggiare prima in una mezza maratona a Barcellona nel 2023, poi la maratona di Valencia fine 2023, quella di Milano nel 2024 e, sogno di chiunque indossi le scarpe da corsa, quella di New York lo scorso novembre. Il tutto tra un progetto fotografico e l’altro.
“Cerco sempre di incastrare gli impegni lavorativi con quelli agonistici – spiega – ad esempio a New York ho fatto un servizio matrimoniale, e ritratti portfolio per quattro coppie, trovando il tempo per gareggiare tra una session lavorativa e l’altra”. Proprio New York, e non poteva essere altrimenti, è stata l’esperienza che Massimo ricorda con più trasporto.
“La Maratona di New York non è solo una gara – racconta – è un viaggio dell’anima, un percorso che mi ha chiamato a sé da molto tempo, e che ha cominciato a prendere forma con ogni allenamento, ogni sacrificio, ogni chilometro percorso sotto la pioggia irlandese. Non è solo una corsa, è un’esperienza totalizzante che si costruisce passo dopo passo, miglio dopo miglio, fino a diventare una fusione di emozioni e sfide che pochi altri luoghi sanno offrire. Correre qui significa immergersi nel cuore pulsante della città, sentirsi parte di un’umanità che, in quel momento, respira all’unisono. La Maratona di New York è svegliarsi all’alba con il cuore che batte forte, è sfidare il freddo aspettando il via a Staten Island, è sognare il traguardo di Central Park con la medaglia al collo, il calore di Brooklyn, la sfida del Queensboro Bridge: tutto questo si trasforma in un rito condiviso tra chi corre e chi applaude. Ogni “cinque” dato ai bambini lungo la strada, ogni sorriso, ogni grido di incoraggiamento è un segno di una forza collettiva che attraversa la città, che fa di ogni runner un protagonista. È il sogno di chi, come me, trova nella corsa un pezzo di sé stesso. Non sono i campioni a fare grande questa maratona, ma noi, i corridori che amano questa gara, la vivono, la respirano e ne portano per sempre il ricordo nel cuore”.
Ora, avendo “chiuso” New York Massimo Russo ci ha preso gusto: “vorrei continuare a partecipare alle altre World Marathon Majors che sono Londra, Berlino, Boston, Chicago, Tokyo e dal prossimo anno anche Sidney”. Sempre con la macchina fotografica al collo, e le scarpe da corsa in valigia.