MESSINA. L’identificazione di possibili trattamenti clinici per l’ansia attraverso la mindfullness, ovvero una pratica di meditazione volta a portare l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante verso il momento presente. È lo studio condotto da Noemi Vetrano, psicologa e psicoterapeuta messinese: «L’ansia- spiega- è una difficoltà psicologica diffusa che compromette significativamente il funzionamento sociale e riduce drasticamente la qualità di vita. Coloro che ne soffrono spesso ricorrono a trattamenti farmacologici, ma queste opzioni a volte possono presentare effetti collaterali». Lo studio è condotto dalla psicologa, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Cognitive (COSPECS) dell’Università degli Studi di Messina e l’Istituto per la Ricerca e l’Innovazione Biomedica (IRIB) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), con la supervisione dalla Professoressa Alessandra Maria Falzone, coordinatrice del Dottorato di Ricerca in Scienze Cognitive dell’Università di Messina.

La ricerca si concentra sulla comprensione dei meccanismi di apprendimento alla base dei sintomi ansiosi. «In pratica- spiega la psicologa- ciò che accade a chi sperimenta ansia è che uno stimolo originariamente neutro viene associato a una potenziale minaccia generando emozioni di paura difficilmente controllabili. Per modulare questa paura abbiamo progettato uno studio sperimentale che prevede l’applicazione di tecniche di stimolazione cerebrale associate a mindfulness in realtà virtuale»

Ambiente virtuale per la mindfulness realizzato da IRIB CNR Strumentazione

«L’IRIB CNR di Messina, guidato dall’ingegnere Giovanni Pioggia -spiega- ha una forte vocazione alla ricerca traslazionale ed allo sviluppo tecnologico nell’ambito della salute e delle neuroscienze. Il Laboratorio di Neuroscienze del Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università degli Studi di Messina, diretto dal professore Carmelo Mario Vicario, esplora le basi neurali dei processi cognitivi e affettivi attraverso l’uso di metodiche per la stimolazione cerebrale non invasiva e tecniche di rilevamento elettrofisiologico»

«Il progetto- continua- si basa su solide evidenze scientifiche derivate dalle neuroscienze cognitive che dimostrano l’efficacia di interventi che, esponendo la persona alla situazione che ha originariamente generato una risposta di paura, sono capaci di modificare l’associazione automatica che il cervello opera tra stimolo ed esito negativo atteso, dando la possibilità di apprendere nuove strategie comportamentali più adattive e funzionali. Da un punto di vista neurobiologico, questi trattamenti agiscono su specifiche aree cerebrali, come la corteccia prefrontale»

«Oggi -spiega- il cervello può essere studiato attraverso una moderna tecnica di neuromodulazione, la tDCS. Un semplice dispositivo che attraverso due elettrodi produce un flusso di corrente a bassissima intensità che consente di modificare la funzionalità delle aree corticali selezionate, favorendo la plasticità cerebrale e la creazione di nuove reti neurali. Alla tDCS associo un intervento psicologico basato sulla mindfulness erogato in realtà virtuale»

«La mindfulness -approfondisce poi la psicoterapeuta- è un approccio terapeutico ben convalidato che abbiamo esportato in ambienti virtuali creati ad hoc nei laboratori di IRIB CNR»

Attività sperimentali

Al momento la ricerca è ancora in fase di arruolamento di volontari con età compresa tra 19 e 35 anni in buona salute generale. Per candidarsi basta scrivere all’indirizzo e-mail noemi.vetrano@irib.cnr.it. Lo studio si svolge in due giornate consecutive presso il Laboratorio di Neuroscienze del Dipartimento di Scienze Cognitive dell’Università di Messina previo appuntamento e richiede al partecipante un impegno complessivo di circa due ore.

«Le misure di autovalutazione e la registrazione attraverso sensori dell’attività elettrodermica, ossia delle variazioni elettriche della pelle sensibili alle fluttuazioni degli stati emotivi, ci consentiranno di valutare l’impatto dell’intervento -spiega Vetrano- L’obiettivo è esplorare se quest’approccio integrato possa rappresentare una reale opportunità terapeutica nella gestione della paura alla base dell’ansia. Nonostante la ricerca sia ancora in fase iniziale, la speranza è quella di aprire la strada a futuri interventi innovativi, personalizzati ed efficaci, basati sull’evidenza scientifica, per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone»

La scheda riassuntiva

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments