MESSINA. Lungi dal mettere fine alle polemiche che hanno infiammato la torrida e secchissima estate messinese, le dimissioni dell’intero consiglio d’amministrazione dell’Amam (la presidentessa Loredana Bonasera, i consiglieri Alessandra Franza e Adriano Grassidi stamattina, che seguono quelle del direttore generale  Pierfrancesco Donato una settimana fa, e la “rassegnazione” con cui le ha accettate il sindaco Federico Basile, non hanno fatto che rialimentare il fuoco, con una serie di comunicati al vetriolo verso l’amministrazione e il Cda ormai ex.

“Cosa cova sotto?? Cosa nascondono realmente, a questo punto, le dimissioni improvvise del direttore generale?”. A inchiostro sulle dimissioni non ancora asciutto, i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Libero Gioveni, Dario Carbone e Pasquale Curró hanno inviato una nota in cui esprimono “soddisfazione “moderata, dettata dalla preoccupazione dovuta al fatto che l’azienda in questo momento di forte crisi si trova priva del suo direttore generale e da oggi anche della sua governance. Peraltro – ricordano i tre – proprio la presidente Bonasera da noi stimolata sul tema durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale, aveva dichiarato che “non si sentiva di lasciare l’azienda proprio mentre la barca affonda”!. Noi non sappiamo ancora cosa intenderà fare il sindaco Basile – proseguono gli esponenti di FdI – però è evidente che, in un periodo in cui ancora l’emergenza idrica non è affatto finita e in un periodo in cui ha avuto anche efficacia il nuovo contratto di servizio con la nuova incombenza del servizio di pronto intervento per la manutenzione stradale, la società non può affatto rimanere senza guida”, concludono i consiglieri di Fratelli d’Italia, ai quali si è affiancato Andrea Fiore, coordinatore cittadino di Gioventù Nazionale Messina, gruppo giovanile di Fratelli d’Italia: “Un caso più unico che raro: un’amministrazione risponde alle sterili polemiche dimettendosi e non risolvendo i problemi che vi sono al suo interno. Ci aspettavamo ben altra risposta e non un mero “scarica barile” sulla cittadinanza”.

Non si sottrae nemmeno Armando Hyerace, in corsa per la presidenza provinciale del Partito Democratico: “Non c’è alcuna ammissione di responsabilità o operazione di verità in queste dimissioni e non è ammissibile nè che si debbano formulare ipotesi in assenza di chiare risposte, nè che qualcuno possa pensare di gettare fumo negli occhi ai cittadini. L’aver motivato questo gesto con il solo fine “di evitare ulteriori e sterili polemiche politiche” sembra più un ulteriore tentativo di mettere la polvere sotto il tappeto. Ed è inaccettabile. Si continua a dribblare il tema centrale di tutta la gestione idrica, che non è sterile polemica politica: le richieste di trasparenza e chiarezza sopratutto su questi complessi mesi di gestione dell’emergenza, pretendono risposte”, spiega il democratico.

A tirare stoccate ci ha pensato anche Dafne Musolino, senatrice di Italia viva: “È solo un modo, ancora una volta, per non rispondere, anche se il Sindaco avendole accettate, si assumerà la responsabilità della gestione dell’AMAM durante la crisi idrica. E non si pensi di poter usare la siccità come scusa, perché nello stesso momento in cui Messina veniva lasciata a secco, Taormina lavava le sue strade con tanto di post sui social. Inoltre, considerata la catrastofe idrica di questa estate, fa sorridere che nella lettera di dimissioni non si dica una sola parola su quanto accaduto”.

Stesse doglianze le esprime più o meno anche il “gruppo di iniziativa e resistenza civica RispettoMessina”, che parla di “ulteriore mancanza di rispetto e di attenzione per la cittadinanza, che va a sommarsi alle mancate o inadeguate risposte sui numerosi quesiti ancora
pendenti e sui dubbi ancora non chiariti riguardanti una crisi idrica che ha lasciato letteralmente senz’acqua tantissimi cittadini senza ragioni apparenti e motivazioni plausibili”, e di “disorganizzazione, carenza di personale tecnico, incapacità gestionale ai vari livelli gerarchici, mancanza di programmazione, incapacità di attuare i pochi investimenti programmati pur disponendo di ingenti risorse finanziarie da Masterplan e PNRR, incapacità di risolvere i problemi finanziari, incapacità di garantire una regolare erogazione dell’acqua, ma anche la mancanza di un piano di manutenzione programmata delle reti e dei serbatoi e la mancanza di una seria campagna di ricerca delle perdite idriche”.

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