MESSINA. Dafne Musolino, senatrice di Italia viva, attacca l’amministrazione riguardo la crisi idrica e la gestione dell’“affare Taormina”, il vettoriamento effettuato dall’Amam per le acque di Siciliacque dirette verso la cittadina ionica e poi restituite a Messina.

“Dopo l’intervista rilasciata a La Repubblica, edizione di Palermo, dal direttore operativo di Siciliacque Massimo Burruano, non si possono più tollerare gli atteggiamenti attendisti e i tentativi di minimizzare la crisi idrica a Messina da parte del Sindaco Basile. Dalle dichiarazioni del direttore operativo di Siciliacque emerge chiaramente che la scelta del vettoriamento dell’acqua su Taormina, invece che mantenerla su Messina, ha costituito una scelta ad esclusivo beneficio del Comune di Taormina. Questa scelta ha evidentemente aggravato la crisi idrica a Messina. – continua la Musolino – Se infatti quel surplus di acqua che Siciliacque invia a Messina, dopo aver soddisfatto il perimetro delle altre forniture, ovvero gli attuali 12 litri al secondo, restassero in città senza prendere la via di Taormina, rappresenterebbero circa 286 autobotti da 4 metri cubi ciascuna al giorno, ovvero ben 200 in più rispetto alle attuali 80 che AMAM riesce a mandare in funzione delle maggiori richieste dei cittadini. La quantità attuale che riceve Taormina, è bene ricordare, che è il minimo previsto nell’accordo, che stabilisce una quota fino a 60 litri al secondo, dimostrando che la quantità di acqua vettoriabile da Messina su Taormina poteva anche essere ben maggiore”.
“A questo punto mi chiedo – scrive ancora la Musolino – cosa attenda il Consiglio Comunale a chiedere una convocazione immediata di Sindaco, assessori competenti e di Direttore Generale e Presidente di AMAM, al fine rendere conto di questa scelta scellerata le cui conseguenze le stanno pagando i cittadini di Messina.
Mi chiedo, ancora, che valore possa avere una scrittura privata come quella tra Siciliacque ed AMAM, che non risponde al Codice degli Appalti in tema di fornitura di servizi essenziali come quello che AMAM deve garantire. Sulla base di ciò, nel momento in cui l’AMAM decide di trasferire le risorse idriche che gestisce verso un altro Comune, c’è da chiedersi perché tale decisione non sia stata sottoposta al vaglio del Consiglio Comunale di Messina come a quello del Segretario Generale del Comune”, conclude la senatrice.
L’acqua che l’Amam “trasposta” nelle sue reti, destina a Taormina e poi riprende da Siciliacque (quindi alla fine “presta” solo la sua rete) equivale a 12 litri al secondo, meno dell’1% della portata massima dell’acquedotto (1400 litri al secondo), poco più dell’1% della portata stagionale (mille litri al secondo) e il 4% dell’attuale portata (600 litri al secondo): acqua che non è dell’Amam (non proviene cioè dall’acquedotto Fiumefreddo) ma di Siciliacque (proveniente dall’acquedotto Alcantara, dal quale Messina non può servirsi). Messina quindi dovrebbe eventualmente comprare i 12 litri al secondo (che possono essere 60, secondo il contratto stipulato da Amam a favore del comune di Taormina) da Siciliacque, ma Palazzo Zanca e l’azienda mista pubblico-privato (25% Regione Siciliana, 75% azionisti e società guidate da Italgas).
Per quanto riguarda le autobotti, il problema non è l’approvvigionamento di acqua, ma il numero di autobotti in circolazione, 80 secondo l’assessorato alla protezione civile.
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