MESSINA. Lunedì 25 (Cortile Calapaj-D’Alcontres, ore 20,45) dopo il successo di “Astolfo sulla Luna” dell’anno scorso, torna Filippo Luna con quello che è ormai un classico: “Le mille bolle blu” di Salvatore Rizzo. È la storia di Nardino e Manuele, barbiere di borgata il primo, avvocato il secondo: si conoscono, giovanissimi, nel salone da barba dove Nardino fa l’apprendista sotto lo sguardo del padre e Manuele è figlio di un cliente facoltoso. È l’inizio degli anni Sessanta, quello, per l’appunto, in cui Mina impazza con “Le mille bolle blu”. Destinati a ruoli sociali e familiari prestabiliti (quelli di mariti irreprensibili e di padri premurosi) i due portano avanti per trent’anni una storia di sentimento e passione che si nutre anche della clandestinità in cui viene vissuta, che ne è linfa e tormento al tempo stesso.

Martedì 26 luglio ci sarà un altro ritorno, quello della danzatrice coreografa messinese Gaia Gemelli che presenta “Alter_Azione/Metamorfosi” (Area Iris, ore 21,30), produzione Danzarte. Sul palcoscenico saranno Carolina Parisi, Simona Rando, Martina Romano e Alice Sanni. Gemelli presenta così la sua creazione: «“A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi mi spinge l’estro. O dei, se vostre sono queste metamorfosi, ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini si snodi ininterrotto fino ai miei giorni”. Così il proemio delle Metamorfosi di Ovidio. Il mutare delle forme in corpi nuovi. L’alterazione. La modificazione della sostanza e dell’aspetto delle cose, di una condizione, essenza stessa della vita e dunque dell’arte. La crisalide che diventa farfalla, le foglie, fiori, Dafne che diventa pianta d’alloro, per sempre cara ad Apollo, Gregor che diventa scarafaggio. La metamorfosi che è alterazione, è il cambiamento che genera, crea. Nella morte la vita, nella vita la morte. La natura è il punto di partenza. Nella natura e nell’arte è la metamorfosi, lo strumento grazie al quale ognuno crea un’identità propria, definita e unica con cui può volare, viaggiare, danzare. Seconda riflessione post-pandemica attorno al movimento, all’alterazione dell’essere, questa piece tenta di modificare la crisalide in farfalla, di ragionare sul senso della creazione artistica».

Infine, lunedì 1 agosto sarà la volta di “Tower speaks” (Cortile Calapaj-D’Alcontres, ore 20,45), presentato dalle compagnie Agostina D’Alessandro/Expansive Being, che operano tra Bruxelles e l’Argentina. In scena la stessa D’Alessandro con Hernan Mancebo Martinez; musiche dal vivo affidate a Pierfrancesco Mucari. “Towers Speaks” è un dialogo tra due corpi, tra la musica e la danza, tra due personaggi, tra un uomo e una donna, tra la mente e l’anima. Muovendosi in un’atmosfera piena di sofferenza, i ballerini sono in grado di costruire la nuova dimensione di una relazione. Agostina D’Alessandro, argentina, è arrivata in Europa nel 2002 per sviluppare la sua carriera ed estendere il suo stile di danza e la conoscenza del corpo. Il suo lavoro è sostenuto dalla Federation Wallonie Bruxelles e da Grand Studio.

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