MESSINA. I conti non tornano. E se di mezzo ci sono i dati relativi all’emergenza Coronavirus, purtroppo, non è una novità. L’anomalia, stavolta, riguarderebbe il numero dei tamponi effettuati in Sicilia al 23 aprile e sorprendentemente coincidente con il totale delle persone testate, 62.150:  un dato introdotto per la prima volta, nel bollettino giornaliero della protezione civile, lo stesso 23 aprile, che segnala sia i tamponi somministrati che i casi testati.

L’ipotesi è semplicemente impossibile. Ogni positivo, infatti, nel caso in cui guarisca, deve sottoporsi al test in tre occasioni. Oltre all’esame con cui si certifica la diagnosi, se ne aggiungono altri due, che, se negativi a distanza di 24 ore, decretano ufficialmente la vittoria sulla malattia. Non considerando ai fini del calcolo i deceduti alla stessa data (213) e i negativi – categorie alle quali probabilmente è stato effettuato un solo tampone – e moltiplicando, invece, i guariti per tre, si sarebbe dovuta ottenere una discrepanza di almeno 1.239 unità. Gap di cui, invece, a quella data non c’era traccia.

Nella giornata successiva, intanto, qualcuno deve essersi accorto dell’errore, ponendovi parzialmente rimedio. A fronte di 65.165 tamponi, al 24 aprile, le persone testate sarebbero state 63626. La differenza, 1.539, è diversa da quella, 1.329, che sarebbe dovuta emergere secondo il calcolo precedente, ma comunque, plausibile, considerando che potrebbero esserci individui, tra gli attuali malati di Covid, a cui sono stati effettuati due tamponi e, quindi, in attesa del terzo. O ancora: altri ai quali la positività al secondo test ha reso inutile, per il momento, l’applicazione di una verifica ulteriore. Analizzando i dati del 25, 26, 27 e 28 aprile, l’incongruità pare effettivamente rientrata, con uno scarto tra i tamponi e i cittadini esaminati rispettivamente di 3.559, 4.415, 3.901 e 4.279 unità.

 

I dubbi restano, anzi aumentano se si estende l’analisi al quadro nazionale, dove raccapezzarsi è impresa davvero complicata. Nel grafico diramato quotidianamente dalla protezione civile, la casella degli effettivamente testati è comparsa solo il 23 aprile e, dunque, mancano riferimenti temporali anteriori a cui appigliarsi. Risultato? il 24 in Italia la differenza di tamponi effettuati rispetto al giorno prima ammontava a 62.4447, quella delle persone testate a 95273, quasi 33mila in più. Come sia possibile, venendo i casi diagnosticati esclusivamente tramite quella tipologia di test, resta dubbio irrisolto. Fatto sta che, anche qui, nel giro di 24 ore la situazione è tornata credibile e il 25, 26, 27 e 28 aprile la differenza tra le persone sottoposte al test era abbondantemente inferiore a quella degli esami complessivamente svolti.

Tutto il mondo è Paese, però, e in Basilicata, ancora al 26, con 10.077 test e altrettanti casi, si riscontra la stessa stranezza già vista, e si spera risolta, in Sicilia. Per finire c’è il Lazio, dove il 23 aprile a 111.073 tamponi, corrispondevano “solo” 26.298 persone testate. Il giorno dopo, i primi erano 114.317, mentre i casi testati addirittura 86.545: un vero e proprio salto triplo.

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