PALERMO. Niente mascherine obbligatorie per chi esce di casa, ma sarà necessario indossarle nei supermercati. È la misura al vaglio del Governo regionale, che nei prossimi giorni (forse già in giornata) dovrebbe emettere un’ordinanza che imporrà l’uso dei dispostivi di protezione personale in tutti gli esercizi commerciali, negli uffici aperti al pubblico e probabilmente anche nei mezzi di trasporto pubblico. Non ci sarà, quindi, una “stretta” come in Lombardia, dove è tassativo il divieto di uscire di casa senza mascherine, ma l’ipotesi è quella di un approccio più soft, in considerazione del diverso quadro epidemiologico e delle difficoltà oggettive di approvvigionamento dei dispositivi. Il tutto in attesa di capire se arriveranno ulteriori aiuti dalla Cina dopo i tre milioni di mascherine che andranno a rifornire in primo luogo gli ospedali.

Intanto, in attesa di una disposizione regionale per disciplinare l’uso delle mascherine, fondamentali nella tanto attesa “fase 2”, sono numerosi i sindaci che hanno fatto da sé, imponendone l’uso con delle specifiche ordinanze, come nel caso di Noto, dove il primo cittadino Corrado Bonfanti ha previsto delle sanzioni pecunarie fino a 500 euro a chi contravviene al divieto. Quella in vigore nel comune barocco è solo una delle tante ordinanze comunali adottate in regione per inasprire le misure nazionali e regionali: da Avola, in cui il sindaco Luca Cannata ha disposto l’utilizzo dei droni, fino a Ribera e Campobello di Mazzara, dove per accedere ai supermercati è obbligatorio attenersi a uno specifico calendario, seguendo un ordine alfabetico.

E a Messina? Anche Cateno De Luca è pronto a nuovi provvedimenti, come ha annunciato in un’intervista a Repubblica: «Se l’azienda di Brolo che ha riconvertito la propria produzione otterrà la certificazione introdurrò l’obbligo di indossare le mascherine per tutti i messinesi», ha spiegato. Di chi si tratta? Lo ha spiegato lo stesso primo cittadino nel corso di una recente diretta: “Un grosso imprenditore di Brolo che conosco da tempo, ha fatto un grosso investimento per poter realizzare le mascherine. Ebbene, potrebbe produrre 20 – 30 mila mascherine al giorno da regalare al suo territorio e non riesce a farlo per la certificazione dei laboratori, perché c’è la lobby”.

Come è già stato spiegato qui, la certificazione serve solo per le mascherino di uso medico, i Dpi (dispositivi di protezione individuale), che assicurano protezione sia al sanitario che al paziente, e non per le mascherine da indossare in giro, che non servono per la protezione di chi le indossa, ma per evitare che la saliva arrivi a contatto di chi sta loro accanto. Infatti, nell’ordinanza della regione Lombardia che le ha introdotte per chiunque esca, non è specificato il tipo di mascherina da indossare (vale anche una sciarpa, o quelle fatte in casa). Addirittura, negli Stati uniti il Surgeon general, l’equivalente del ministro della Salute italiano, nei giorni scorsi ha diffuso un tutorial su come realizzare una mascherina a partire da una maglietta piegata.

 

 

 

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