MESSINA. Dalle prime luci dell’alba personale della Direzione Investigativa Antimafia di Messina, con il Centro Operativo di Catania, sta eseguendo il provvedimento di applicazione di misure interdittive – emesso dal gip del Tribunale su richiesta della procura, che ha coordinato le indagini, nei confronti di 12 tra dirigenti e dipendenti del Consorzio per le Autostrade Siciliane. I reati ipotizzati dal gip sono, a vario titolo, falso, abuso d’ufficio e truffa. Coinvolta nelle misure anche la sindaca di Montagnareale, Anna Sidoti, già a processo a Patti per abuso di ufficio, per avere dato un incarico ad una cugina.
L’operazione di oggi nasce da una costola dell’indagine che nel 2014 portò all’arresto di due dirigenti per la gestione degli appalti. In quell’occasione gli agenti acquisirono documentazione e intercettazioni che fecero emergere una gestione irregolare anche degli incentivi progettuali. Si tratta del 2 per cento in più da liquidare sui progetti per i lavori straordinari. Di straordinario però non c’era nulla, lo stesso il Rup liquidava le somme. Gli agenti della direzione investigativa antimafia hanno calcolato un incentivo complessivo sugli stipendi annuale di almeno un milione di euro e personale fino a 130 mila euro all’anno. Sono 57 in tutto gli indagati, molti dei quali sono già in pensione e per questo non è stata ritenuta necessaria la misura cautelare.
I reati contestati sono peculato e falso in atto pubblico. Questi i nomi dei destinitari delle misure interdittive:
Sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio o servizio: Antonio Lanteri di Messina, Tefano Magini di Furnari, Angelo Puccia di Castelbuono, Gaspare Sceusa di Barcellona, Alfonso Schepisi di San Piero Patti, Anna Sidoti sindaco di Montagnareale
Sequestro preventivo di rapporti bancari beni immobili e mobili a carico di Carmelo Cigno di Palermo, Letterio Frisone di Messina, Carmelo Indaimo di Ficarra, Antonino Spitalieri di Roccella Valdemone, Antonino Liddino di Messina, Corrado Magro di Avola.