MESSINA. Continuano le reazioni al comizio di Capodanno di Cateno De Luca, che ha iniziato il 2019 coi toni “barricaderi” che aveva abbandonato a settembre, diventando più istituzionale. Dopo quello di ieri del segretario della Uil di Messina Ivan Tripodi, arriva il commento di Guido Signorino, ex assessore della giunta di Renato Accorinti, chiamato in causa, piuttosto platealmente dal sindaco sul palco nell’ora e mezza di comizio.

“Non ho avuto il “piacere” di ascoltare l’illuminato discorso di De Luca nel suo comizio di fine anno. Leggo che si è nuovamente prodotto in sguaiate e calunniose affermazioni contro l’amministrazione precedente e contro i sindacati più critici rispetto alle sue scelte”, è l’introduzione di Signorino, che precede un lungo elenco.

“Logico: dopo sei mesi di millanterie e promesse a vuoto, il Sindaco non poteva dire di aver azzerato le baracche a Messina (ha solo concluso parte delle assegnazioni programmate dall’amministrazione Accorinti), né di aver completato la stabilizzazione dei precari del Comune (ha interrotto il percorso con cui l’amministrazione Accorinti aveva già stabilizzato oltre 200 precari), né di aver ridotto le partecipate (ne ha costituite quattro, mentre la giunta Accorinti le aveva ridotte), né che il licenziamento degli interinali in ATM era così sbagliato da dover tornare indietro (ripercorrendo i passi della giunta Accorinti). Ha preferito – continua –  non dire di aver caricato i messinesi di oltre 50 milioni di troppo nel piano di riequilibrio, di aver massacrato il trasporto pubblico locale, di aver revocato bandi per 10 milioni nel sociale, di aver barattato l’hub intermodale per una pista ciclabile, di aver chiuso la “Casa di Vincenzo”, di non aver ridotto i dirigenti comunali, di aver fatto approvare delibere contraddittorie a un Consiglio Comunale nel suo complesso incapace di affermare e tutelare il suo ruolo. Gli buttava pesante giurare ai lavoratori dei servizi sociali che davvero saranno automaticamente assunti a tempo indeterminato da un’azienda speciale, come promesso per poter creare l’ennesima partecipata“, spiega l’ex assessore. 

“Di fronte a questi innegabili insuccessi, non poteva e non voleva dire che terrà fede al suo solenne impegno (quasi un giuramento) di dimettersi per la mancata realizzazione degli obiettivi – attacca Signorino – Certo, aveva una possibilità: svelare finalmente nomi e cognomi delle famose “lobbies politiche” e dei gravissimi “poteri forti” a cui dichiara sempre guerra, giusto per riempire di parole i suoi comizi di piazza; ma forse non poteva e non voleva fare neanche quello. E allora, ecco l’asso nella manica (trito e ritrito, ma chissà, magari fa ancora effetto): ripetere gli insulti alla giunta Accorinti, e magari ai sindacati che si oppongono alle sue scelte”, conclude.

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