MESSINA. Massimo cinque commissioni (invece delle dieci dell’ultima consiliatura), snellimento dei lavori, cancellazione della “presenza presunta sempre” (al termine della commissione, una verifica di chi è stato presente dall’inizio alla fine, e di chi è andato via prima, e per quale motivo), un diverso sistema di voto in consiglio comunale che esclude l’astensione, oggi contata come voto contrario: è la “rivoluzione” che Cateno De Luca da presidente del consiglio comunale fresco di elezione (con una maggioranza addirittura più ampia di quella, già schiacciante, che la coalizione ha sulla carta) vuole imprimere all’aula nel periodo temporaneo della sua permanenza. Perchè l’ex sindaco ha già annunciato che saluterà la compagnia massimo a dicembre, una volta fatti i giochi alla Regione Siciliana, alla presidenza della quale è già deciso da un anno che concorrerà.

Non sarò un presidente super partes. Voterò anche io, la prassi di un presidente che non vota non mi appartiene”, ha specificato nel suo discorso dopo l’elezione, giusto per sgomberare il campo dagli equivoci, aggiungendo di voler combattere “l’ostruzionismo, più che due righe sul giornale non regala”: lontani i tempi in cui De Luca, da deputato regionale, era famoso per le migliaia di emendamenti proposti nella finanziaria dell’epoca di presidenza di Raffaele Lombardo (1289 nel 2010, addirittura cinquemila nel 2011riportava il sito Livesicilia , ma De Luca stesso parla di “oltre ventimila” nel suo libro “Lupara Giudiziaria”).

Il presente, comunque, è di marca diversa: snellimento delle procedure, e rigore. Più o meno la stessa ricetta che De Luca aveva imposto (e poi condiviso, ritirando la sua delibera dopo aver dato la benedizione ad una, molto simile nei contenuti, di iniziativa consiliare da parte di LiberaMe) al consiglio comunale nel 2018, pochi mesi dopo la sua elezione a sindaco, e che di fatto non era mai stata applicata nei lavori d’aula. Oggi, da presidente del consiglio comunale, ci riprova

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