Com'è cambiata Messina dal 2001, seconda puntata: il consumo del suolo negli ultimi 20 anni


Di Giampiero Neri e Alessio Caspanello

MESSINA. Continua il viaggio in quattro puntate in cui, con l'ausilio di una fotogrammetria interattiva, LetteraEmme racconterà per immagini come è cambiato il territorio dal 2000 ad oggi. La seconda puntata è dedicata al centro città

Come visualizzare i cambiamenti del territorio

DAL CELLULARE: cliccare su una qualsiasi porzione dell'immagine, il cursore si sposterà automaticamente e rivelerà le differenze tra l'immagine del 2001 e quella del 2021
DAL COMPUTER. Utilizzare il cursore verde a centro immagine per spostarlo a piacimento, oppure cliccare su una qualsiasi porzione dell'immagine

 

 

Se la riviera nord e l’area della laguna di Ganzirri e capo Peloro sono le zone che negli ultimi vent’anni hanno subito le maggiori trasformazioni e gli assalti più violenti da parte del cemento, il centro è rimasto relativamente “protetto”, al punto che le opere più impattanti sono state quelle pubbliche come gli svincoli tra Giostra e san Michele: anche quelli nel 2001 erano fermi per le immense e incredibili vicissitudini della grande opera, a tutt’oggi non ancora completata.

Piuttosto stravolta anche la fisionomia di piazza Cairoli: proprio nel 2001 è stata ultimato l’assetto della piazza per come lo si conosce oggi, a causa dei lavori per il tram (conclusi nel 2003).

Un effetto “collaterale” del tempo che passa: nel giro di vent’anni, il centro è diventato un po’ più verde: gli alberi messi a dimora negli anni sono cresciuti (a volte troppo, come accade nelle circonvallazioni, dove nonostante i numerosi interventi, le radici spuntano dal manto stradale, per le bestemmie degli automobilisti e dei motociclisti che quelle strade hanno la sventura di percorrerle.

Il centro città è stato quello che ha subito meno l’impatto del mattone: Nemmeno troppo però. Nonostante i vincoli più stretti imposti dall'originale piano Borzì, si è assistito, e in qualche caso si assiste ancora, al festival del calcestruzzo. Dal punto di vista della cementificazione, l’assalto maggiore si è concentrato sulle circonvallazioni. Lungo le quali il nuovo Prg si è barcamenato tra zone B1 (residenziali del centro urbano), e zone B4c di complemento. Cosa le accomuna? Solo l’altezza massima prevista, pari a ventuno metri e settanta, il massimo che il piano regolatore prevede. E se le zone di completamento hanno minore possibilità di edificarsi in altezza (sei piani consentiti), per le zone B1 c’è la festa del cemento: 7,00 di indice e sette piani fuori terra da edificare. Eppure, all'altezza di via Noviziato, in viale Italia, il piano d'assetto idrogeologico della regione assegna all'area una classificazione R4 (a rischio massimo) da bollino nero. Così come anche a Gravitelli, dove si è letteralmente scavata la montagna per incassarci dentro un paio di moloch di cemento. A Tremonti, altra zona impervia servita da una ex strada militare larga tre metri, a fronte di una pericolosità nella media, la regione affibbia un bel 4, il massimo, dal punto di vista del rischio. Motivo? L'imbarazzante densità abitativa. Non sono sfuggite nemmeno alcune zone centralissime, in cui il limite d’altezza è stato sforato grazie alla possibilità normativa di demolire e ricostruire con molti meno limiti di altezza e cubatura, come avvenuto in via La Farina, o come avverrà in via Cesare Battisti, a largo Avignone, dove una volta c’erano i ruderi di insediamenti pre-terremoto.

Sembra difficile da credere, ma Maregrosso è cambiato in meglio: è sempre una zona che pare bombardata, e addentrarsi dentro richiede parecchio pelo sullo stomaco, ma rispetto a dieci o quindici anni fa le baracche sono diminuite. Grossa parte del merito ce l’ha la precedente amministrazione di Giuseppe Buzzanca, e la cancellazione del campo Rom ad opera dell’ex assessore ai Servizi sociali Dario Caroniti, mentre di recente un piccolo parco, finanziato da privati, ha portato un tocco di verde nel grigio diffuso dell’area. Le macerie, però, sono rimaste al loro posto. Ad imperitura memoria.

L’area che ha subito le maggiori trasformazioni è stata quella di San Filippo, che nel 2001 era praticamente uno scavo abbandonato di quello che sarebbe diventato l’attuale stadio Franco Scoglio, i cui lavori erano all’epoca fermi,

Anche Tremestieri ha cambiato fisionomia, in maniera piuttosto radicale: nel 2006 è stato inaugurato il secondo scalo, sul quale si sta ancora lavorando, e a monte è stato creato il serpentone per irreggimentare i mezzi pesanti in attesa del traghettamento. Effetto collaterale, la spiaggia che dal molo a Contesse è praticamente sparita a causa dell'erosione costiera

Alessio Caspanello - Giampiero Neri