MESSINA. «Io non posso attendere che qualcuno venga a pulire, Messinambiente, il Comune, le cooperative, non lo so chi. Non lo fanno da mesi, guarda come è ridotto qui, è uno schifo». Francesco Giacobbe non alza un attimo lo sguardo da terra mentre parla. Ramazza a più non posso foglie e cartacce, e le mette in uno scatolone di cartone che poi va a svuotare in un cassonetto. Due, tre, cinque volte. Nel giro di mezz’ora, della piazzetta di Gravitelli proprio di fronte all’ufficio postale, si inizia ad intravedere il pavimento. In quella piazzetta, Francesco Giacobbe ci passa metà della sua giornata con gli amici. E di vederla così sporca non ne aveva più voglia.

Poco più in là, una decina di metri, c’è Francesco Pisa, coetaneo di Giacobbe, tutt’e due in età da pensione: anche lui ramazza e paletta in mano. Parla al cellulare, per tutti e due commenta il primo: «Ieri sera hanno svuotato i cassonetti, ma la spazzatura che era fuori è rimasta fuori. Vengono a prenderla una volta a settimana con il bobcat, ma solo quando si crea una montagna». Si mette a ridere, mentre ad uno ad uno coglie i sacchetti da terra e li mette nel cassonetto.

Nella piazzetta si sono foglie accumulate da due mesi e fogli di giornale che sono lì da prima di Natale. È una versione molto particolare del principio di sussidiarietà, quella che stanno mettendo in atto: se il Comune, o chi per lui, non interviene, non è comunque il caso di vivere in mezzo alla sporcizia. E ci si rimbocca le maniche.

E mentre loro lavorano, raccogliendo foglie, spazzando cartacce e rimettendo i sacchetti al loro posto, dieci metri più in là, addossati al muretto o seduti su sedie portate da casa, una decina di amici e coetanei riguardano dandosi di gomito e indicando con il dito. Ma loro non vi aiutano? «Macché», ride, e poi lancia una serie di irripetibili giudizi nei loro confronti.

Così come il trentacinquenne di Citola che armato di pala ha pulito la zona accanto ai cassonetti di casa sua, anche a Gravitelli c’è chi non si arrende alla barbarie. E invece di lamentarsi, prende ramazza e pala e si dà da fare. Per lasciare il mondo un po’ meglio di come l’ha trovato. Iniziando da una piazzetta.

 

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