LIPARI. “I manifesti anonimi che la scorsa notte sono stati affissi abusivamente per le strade di Lipari mostrano la voglia di qualcuno di riportare indietro la storia, intossicando il rapporto tra imprese e lavoratori, alimentando il conflitto sociale, più che individuare le soluzioni”. A commentare la provocazione partita il 1° maggio a Lipari, quando il centro storico è stato tappezzato di manifesti con la scritta “Cercasi schiavo”, il Presidente della Confesercenti Messina Alberto Palella e la referente delle Isole Eolie Dominga Monte.

“Negli ultimi due anni – continuano Palella e Monte – le imprese eoliane hanno faticato moltissimo e per evitare di chiudere gli imprenditori sono stati costretti a finanziare con il loro patrimonio le casse aziendali. L’impazzimento dei prezzi d’acquisto delle materie prime, delle utenze ed in genere di tutto, prospetta poi una stagione in chiaro-scuro”.

“In questo scenario –proseguono Palella e Monte – si tenta di criminalizzare nella pubblica piazza intere categorie d’imprenditori, rovinando l’immagine del sistema economico eoliano, con il rischio di generare ripercussioni negative sulle scelte della meta estiva che i turisti in questo periodo effettuano”.

“Le Istituzioni e gli Organi preposti alla Vigilanza ed alla Repressione degli illeciti facciano il loro lavoro con la necessaria serenità, lo stesso faranno gli imprenditori eoliani che in questa stagione metteranno in gioco, ancora una volta le proprie aziende e quindi le proprie vite. Si, le proprie vite -concludono Palella e Monte- perché forse qualcuno pensa che le imprese eoliane siano governate dagli Elkann o dai Berlusconi se non dai Bezos o dagli Zuckerberg, invece si tratta di piccole famiglie che da generazioni lavorano e pagano quanto c’è da pagare, saldamente posizionate all’interno dei confini della legalità. Sono parte attiva del sistema economico eoliano, senza cui verrebbe meno la colonna principale dell’economia isolana”.

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