MESSINA. “Il presidente Renato Schifani è una figura di padre nobile che adesso gli riconosco“. C’era un’aria estremamente ecumenica, ieri al salone degli specchi di palazzo dei leoni, in cui il leader di Sud chiama nord Cateno De Luca ha chiamato intorno a sè i “suoi” per gli auguri di fine anno, con la presenza (in videoconferenza da Palermo) di Schifani.
Estremamente e sorprendentemente ecumenica, dato che De Luca, nei due anni e qualche mese in cui Schifani è presidente della regione Siciliana, battendo sonoramente proprio lo stesso De Luca, di parole dolci non è che ne abbia avute chissà poi quante, a partire da quel “banda Bassotti” col quale ha più volte apostrofato la maggioranza di governo, ai comunicati di fuoco di quest’estate sul tema siccità scagliati come dardi all’indirizzo del governatore.
Ma quello era quattro mesi fa. Oggi, Schifani è, oltre che ospite graditissimo da parte di tutta la platea, anche “padre nobile”, un abile negoziatore con le opposizioni che ha portato a “compromessi al rialzo, dialogo tradotto con azioni concrete”, come ha spiegato De Luca parlando del voto alla finanziaria regionale (sul quale Sud chiama nord si è comunque astenuta), e spiegando, a chi ancora non avesse capito, che “Noi non abbiamo la vocazione all’opposizione, siamo un movimento di sindaci e amministratori”. Lo stesso concetto che De Luca aveva espresso a ottobre, quando però per la coalizione di governo di Schifani aveva avuto termini un po’ meno lusinghieri: “Non è possibile che in Sicilia comandino ancora padroni col catetere, coloro che sono stati fautori dello sfascio della Sicilia”, aveva spiegato all’epoca De Luca, concludendo, giusto per sgomberare il campo, “Noi in Sicilia siamo in opposizione rispetto a questo centrodestra, e questo fino alla fine di questa legislatura”.
E invece due mesi dopo, Schifani e De Luca parlano di “discorso ripreso”, risalendo addirittura al 2019, al “patto della Madonnina” (De Luca ha una predilezione per i patti, passando dalla pignolata alla Madonna con una certa scioltezza), “un patto che ha portato allora una nostra candidata (la senatrice Dafne Musolino, mai nominata a causa della sua defezione da Sud chiama Nord per passare ad Italia Viva, ndr) nelle liste di Forza Italia alle Europee del 2019″.
Schifani, da parte sua, per De Luca non ha che belle parole. “E’ un elemento di stimolo e di confronto costruttivo per l’azione del governo. Le chiacchierate fatte con lui hanno toccato proposte concrete, in lui ho trovato un interlocutore con cui abbiamo condiviso diversi temi”, ha spiegato il presidente della Regione Siciliana, ribadendo in pratica quello che aveva poco prima affermato De Luca: “Va riconosciuto questo merito al Presidente: per la prima volta da parte del governo regionale c’è stata un’apertura chiara anche nei confronti delle opposizioni”.
E insomma, tutti di nuovo amici? Non si sa. Per mantenere un po’ di suspence, De Luca ha lasciato cadere lì con nonchalance una frase sibillina, facendo il vago: “Il 2025 sarà fondamentale per capire chi saranno i nostri compagni di viaggio. Dopo le europee abbiamo sdoganato il nostro progetto nazionale. La visione strategica è quella di puntare su temi ben precisi”. Insomma, pace fatta, convergenze, grosse pacche sulle spalle ma, sembra (sembra) senza alcun legame.
Una spiegazione che non ha convinto l’opposizione cittadina, o quello che ne rimane, considerata la nuova ritrovata armonia tra centrodestra e Sud chiama nord. “Pur ritenendo al livello personale che la contrapposizione politica possa e debba essere tra rispettosi antagonisti e mai tra nemici, le due figure che oggi si sono sperticate in reciproci complimenti, annunciando non meglio identificate condivisioni d’intenti, si sono letteralmente fatte la guerra dicendosene e facendosene di ogni”, ha ricordato il segretario provinciale del Pd Armando Hyerace. “Oggi, improvvisamente, Schifani e De Luca si presentano come amici del cuore che, insieme, promettono di portare avanti le priorità dei cittadini siciliani…vorremmo allora chiedere a De Luca quali sarebbero queste priorità da condurre assieme ai ritrovati colleghi del centro destra: parliamo dell’autonomia differenziata, che De Luca stesso ha fortemente criticato? Del ponte sullo Stretto, verso il quale sempre da De Luca sono arrivati ultimamente pesanti rilievi? Della sanità pubblica, che questo governo regionale continua a depotenziare sempre più a vantaggio dei privati? Della risoluzione del problema idrico le cui colpe, anche per la situazione di Messina, sono state attribuite, sempre da De Luca e dal suo movimento, alle carenze gestionali della Regione?”, ha concluso Hyerace.