MESSINA. Il Governatore Rosario Crocetta viene a Messina per un convegno sui Fondi europei, e Capitale Messina gli si mette alle calcagna. “Abbiamo pensato bene di approfittarne per chiedergli un incontro. L’argomento è sempre quello dell’autonomia della nostra Autorità Portuale, battaglia, che contro ogni evidenza, CapitaleMessina continua a combattere”, spiegano dall’associazione.
“Il presidente Pino Falzea gli ha consegnato una lettera, nella quale si indica una possibile strategia per salvare l’autonomia dei porti messinesi, partendo dal diniego dell’intesa del presidente siciliano alla nomina del presidente della costituenda Autorità portuale calabro-sicula. E su questo punto Crocetta, con noi, è stato chiaro: non ha dato e non intende dare l’intesa al Ministro. E non è un dettaglio da poco, perché la mancata intesa rallenta l’iter dell’accorpamento e costituisce il presupposto per ulteriori iniziative in ambito giuridico, leggi ricorso al Tar nel caso che il Ministro proceda ugualmente alla nomina”.
Nel frattempo, all’Assemblea Regionale Siciliana si sono accorti del problema dell’Authority messinese. Infatti mercoledì 26 alle 12 in sede di quarta commissione, Ambiente e Territorio, si svolgerà un’audizione “in merito all’accorpamento delle autorità portuali di Messina e Gioia Tauro (RC)”.
Ecco la lettera: Egregio sig. Presidente della Regione Siciliana, dopo una prima fase storica nella quale gran parte delle forze politico-sociali della città si era appassionata all’idea dell’accorpamento della nostra Autorità Portuale con quella di Gioia Tauro, grazie anche alla suggestione dell’Area metropolitana, ovvero la conurbazione funzionale dell’area dello Stretto, adesso invece l’opinione pubblica messinese è prevalentemente contraria, a causa di dubbi e preoccupazioni crescenti.
Prima tra tutte lo stato di crisi strutturale del porto di Gioia Tauro: perdita di competitività, bilanci in deficit, 440 dipendenti in cassa integrazione, il terminalista che minaccia di abbandonare lo scalo. Ed a fronte di ciò il Governo sopprime gli investimenti per l’Alta Capacità ferroviaria per Gioia Tauro, che rischia di morire come porto transhipment e di trascinare nel suo abbraccio mortale i porti produttivi di Messina-Milazzo.
E non siamo solo noi a pensarlo se la Banca d’Italia in un rapporto del giugno 2016 scrive: “Continua la crisi del porto di Gioia Tauro. Secondo i dati dell’Autorità portuale nel 2015 il traffico di container nel porto di Gioia Tauro è calato sensibilmente (-14,2 per cento); sull’attività dello scalo continuano a pesare diversi fattori di debolezza che già negli ultimi anni ne hanno frenato lo sviluppo”. Tra i fattori che determinano la crisi del porto di Gioia Tauro il rapporto della Banca d’Italia individua “la scarsa presenza di attività di trasformazione nel retro porto e la distanza dai principali mercati nazionali e internazionali, acuita dalla scarsa dotazione infrastrutturale, in particolare ferroviaria”.
E non è solo questo. Ci preoccupa, anche, il rischio concreto di marginalizzazione degli interessi dei nostri porti a causa di una governance della futura Autorità di Sistema Portuale fortemente sbilanciata a favore della regione Calabria. Il Comitato di gestione vedrà, infatti, una marcata prevalenza calabrese, con ben quattro componenti su sei espressione degli interessi territoriali d’oltrestretto: il presidente Russo, indicato dal governatore della Regione Calabria, più tre componenti, uno indicato dal sindaco di Reggio, uno da Gioia Tauro ed uno nominato dalla regione Calabria, e solo due messinesi (uno indicato dal sindaco di Messina ed uno dalla regione Siciliana).
Strettamente collegato a questo è il tema dell’attribuzione delle risorse economiche (l’abbiamo detto e ripetuto, non è accettabile che i guadagni dei porti di Milazzo e Messina, ben otto milioni annui, siano destinati a compensare il deficit del porto di Gioia Tauro) e della gestione delle aree cittadine di competenza del Demanio Marittimo.
Ed allora cosa Le chiediamo Presidente?
Innanzitutto che non dia l’intesa, prevista all’art. 8 del Decreto Delrio, per la nomina del presidente della futura Authority calabro-messinese, bloccando così l’accorpamento. Se il Governo, deciderà di imporre comunque un nome, approvandolo in Consiglio dei Ministri, senza l’intesa della Regione, facoltà che la norma prevede (art 14 – quater della legge 8 agosto 1990, n. 241 del 1990), il Governatore siciliano potrà impugnare il provvedimento al TAR ed in quella sede sollevare la questione della legittimità costituzionale in via incidentale dell’art. 8 della Legge n. 124 del 2015 (cosiddetta Legge Madia) e dell’art.7, con l’allegato “A” del D. Lgs. n. 169 del 2016 (Decreto Delrio), chiedendo l’intervento della Corte Costituzionale.
In parallelo a questa iniziativa la Regione dovrebbe tempestivamente aprire una trattativa col Governo nazionale (attenzione, la data ultima è il 31 agosto), per raggiungere una intesa sui decreti correttivi e/o integrativi della riforma, previsti appunto dall’art. 8 comma 6 della Legge Madia. Con lo strumento della revisione del decreto si potrebbe scongiurare la soppressione dell’Authority messinese o quantomeno ottenere condizioni di autonomia gestionale e garanzie di tutela dei porti di Messina e Milazzo”