di Marina Pagliaro e Marino Rinaldi

MESSINA. Sono messinesi doc o messinesi “adottivi”, provenienti da ogni parte del mondo: centinaia e centinaia di cittadini di ogni età, estrazione sociale e provenienza geografica che hanno deciso di intraprendere la loro ricerca spirituale nel segno della filosofia buddhista, un sistema di pensiero, più che una vera e propria religione, che in riva allo Stretto assume aspetti multiformi, con ritualità, credenze e assiomi differenti in base alla scuola o alle origini del culto.

Inizia dall’estremo Oriente il tour di Lettera Emme alla scoperta delle religioni praticate a Messina: un racconto a puntate che cercherà di mostrare (senza mire enciclopediche o approfondimenti teologici) i mille volti spirituali di una città sempre più multiculturale e multietnica, in cui convivono serenamente cristiani e musulmani, induisti e mormoni, rastafariani ed ebrei.

 

UN ANGOLO DI SRI LANKA SUL VIALE GIOSTRA. Ad accogliere i fedeli che varcano la soglia della piccola abitazione ad un piano di altezza, quasi nascosta fra un tabacchino e una rosticceria, c’è un piccolo albero di Natale illuminato da centinaia di lucette colorate: una tradizione prevalentemente occidentale, con origini pagane, divenuta nei secoli uno dei simboli delle festività natalizie, che convive con la grande statua di Buddha posizionata a qualche metro di distanza. Il vero “viaggio” verso Oriente inizia però solo dopo aver varcato la porta della veranda e inoltrandosi a piedi scalzi all’interno delle stanze, caratterizzate dai colori sgargianti di tappeti, decorazioni ed effigi religiose.

Siamo a Messina, sul lato sinistro del viale Giostra, direzione colli, eppure, per qualche breve istante, sembra di trovarsi dall’altra parte del mondo, in un intimo e silenzioso santuario intriso dall’odore pungente dell’incenso. Fondato circa un anno fa, il tempio buddista “Sirilak Sambudu Viharaya”, uno dei 24 presenti in tutta Italia, è affollato da una trentina di srilankesi di ogni età, fra i quali tante donne e bambini, che attendono l’inizio della consueta preghiera domenicale: un momento di raccoglimento scandito dal canto ininterrotto di un giovane monaco.

La cerimonia inizia come ogni settimana alle 19 e prosegue per circa 40 minuti in una stanza arredata con 28 piccole statuette che rappresentano le reincarnazioni del Buddha, mentre dall’altra parte della sala, accanto all’altare, il monaco dà inizio alla preghiera con gli occhi chiusi, accompagnato dalle voci degli astanti che si uniscono in un unico coro ipnotico.

 

 

«La nostra non è una religione, ma una filosofia», spiega un ragazzo sulla trentina al termine della “messa”, raccontando i precetti del “Buddhismo Theravada”, ovvero la più antica scuola buddhista tra quelle tuttora esistenti, diffusa soprattutto in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Birmania e Laos. «A frequentare il tempio – racconta invece una ragazza cattolica, figlia di due buddisti – siamo circa 100 famiglie, sebbene i buddisti messinesi siano molti di più». La teoria alla base del loro credo, con una storia millenaria, si basa sui principi originali impartiti dal principe Siddartha, divenuto il Buddha, e sulle Quattro Nobili Verità, altrimenti dette le Quattro Sublimi Verità, il fondamento dottrinale dell’intero buddhismo (Verità del dolore, Verità dell’origine del dolore, Verità della cessazione del dolore, Verità della via che porta alla cessazione del dolore), formulato come una diagnosi medica della tradizione ayurvedica (sintomi della malattia, causa, prognosi, cura). Un percorso in fasi che mira al superamento della sofferenza attraverso la pratica della meditazione, un metodo per capire se stessi ed entrare in sintonia con il tutto. «Noi non crediamo che qualcuno abbia creato il mondo e non è una domanda che ci poniamo. Non dobbiamo capire altro che noi stessi. Il Nirvana? È una stagione della mente».

Quello del viale Giostra non è l’unico tempio buddhista della città. Basta percorrere ancora la stessa strada, inerpicandosi su per i colli, per imbattersi infatti nel Centro buddista di Messina (Sri Scluhart Dharma School), legato sempre alla tradizione religiosa dello Sri Lanka e attivo dal 2 giugno del 2012.

Il tempio, semi nascosto fra le abitazioni di Contrada Vallone, si divide in due grandi spazi: l’area interna, in una piccola saletta con tanto di piccolo altare, e uno spettacolare giardino esterno che sembra quasi irreale. «A frequentare la scuola – racconta un monaco 47enne, a Messina da qualche anno – sono sia cingalesi che messinesi, fra i quali tantissimi studenti che per ora sono fuori città ma che faranno rientro in primavera, quando ricominceranno gli incontri». Anche in questo caso il monaco ci tiene a specificare che non si tratta di una religione tout court, ma di un percorso di meditazione che ha l’obiettivo di raggiungere l’emancipazione dalle sofferenze terrene. E in ogni caso non in prospettiva di un riscatto post mortem. «La meditazione serve a costruire noi stessi, non per la rinascita ultraterrena o per raggiungere il Paradiso»,racconta il monaco, che cita gli insegnamenti del Dalai Lama. Durante le ore di studio che i praticanti affrontano a partire da marzo in poi ci si concentra quindi sulla meditazione in senso stretto e sulla conoscenza dei fondamenti del buddismo, ma anche sullo studio della lingua srilankese. «La purificazione è un percorso interiore che ciascuno deve compiere con se stesso», conclude il monaco, ansioso di mostrare il tempio “zen” all’aperto: un paradiso di quiete immerso nel verde a pochi km dal centro cittadino.

 

 

 

«NAM MIOHO RENGHE CHIO». Il mantra è ripetitivo e magnetico, monotono e monotòno, e mentre lo si recita sembra crescere lentamente dentro la mente, come un suono che rimbomba nella profondità di una grotta sommersa. A ripeterlo ossessivamente, con lo sguardo rivolto verso il Go-honzon, un complesso sistema di ideogrammi iscritti su di una pergamena redatta in cinese antico, sono una decina di uomini e donne seguaci del Soka Gakkai, una scuola laica buddhista (significa “Società per la creazione di valori”), fondata nel 1930, che è presente in 192 Paesi del mondo e vanta nel solo Giappone più di 10 milioni di fedeli. «In città e in provincia siamo oltre 380 persone (circa 70.000 in tutta Italia, ndr) e ci riuniamo circa due volte al mese, nelle nostre abitazioni, in piccoli gruppi composti da una decina di fedeli», spiega il messinese Philippe Chiella, che racconta la genesi del culto a Messina, diffuso nei primi anni ’80.

 

L’incontro, in corso in un appartamento sul Viale Regina Elena, va avanti per circa un’ora per poi proseguire con le testimonianze personali dei seguaci, che raccontano come hanno scoperto il Soka Gakkai e come si sono approcciati per la prima volta al buddismo. C’è chi si è avvicinato alla pratica per una delusione d’amore, chi per un incontro fortuito e chi per mera curiosità. Ad accomunare le varie esperienze, e i vari racconti, è la pratica del daimoku, ovvero il “Nam MioHo Renghe kyo”: una sorta di medicina dell’anima che ha permesso loro di superare le difficoltà e di scoprire un nuovo modo di conoscere se stessi e di approcciarsi agli altri. Non manca, infine, chi è giunto al misticismo orientale dopo un lungo percorso di studi religiosi o scientifici. È il caso, ad esempio, di Adolfo Bruno, che racconta le “connessioni” fra il buddismo e la fisica quantistica, fra la mente e l’astronomia, l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande: «Quando cominci a vedere quanto è grande l’Universo, il Dio del catechismo ti sembra un po’ una cosa da cortile. L’Universo sembra superi di molto questo tipo di idea di Dio». «Noi siamo convinti – ribadisce Philippe Chiella – che ci sia una legge mistica che governa l’Universo e che non ci sia separazione fra spirito e materia».

 

 

LE ALTRE REALTA’. Le comunità buddiste in riva allo Stretto sono varie e diverse fra loro. Fra le tante (scusandoci con quelle che ci sono sfuggite) segnaliamo l’associazione culturale “Sangha dello Stretto”, fondata a Messina da Antonella Angileri Tenzin Nanwuang il 1° aprile del 2017, che ha come guida spirituale Bhante Dhammaviaya, monaco buddhista laureato in filosofia buddhista e in lingue orientali all’Università di Colombo (Sri Lanka), nonché insegnante di filosofia presso la scuola Internazionale di Messina, una delle figure più rinomate nell’ambito della cultura buddhista Theravada in Europa. Il centro si trova in via Scalinata Sacro Cuore, all’angolo con via Felice Bisazza. Gli incontri si svolgono tutti i martedì e i venerdì, dalle 19 alle 21, all’insegna della lettura dei Sutra e della meditazione. Da citare, fra le altre, anche il Centro Shakyamuni, associazione di buddhismo tibetano, con sede in via Ettore Lombardo Pellegrino.

 

Bhante Dhammaviaya

 

 

 

 

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Aldo Porretti
Aldo Porretti
8 Gennaio 2019 11:58

Bella ed importante iniziativa che mette in risalto le Religioni presenti nella nostra città.Religione è quella attitudine umana per la quale anche ciò che per il non religioso è nulla, viene integrato in un sistema totalitario universale acquistando pertanto valore, anzi supremo valore. A messina esiste da oltre 40 anni la comunità Baha’i Religione fondata nel 18° secolo. WWW BAHA’I. it