MESSINA. Formazione di docenti e staff scolastico per migliorare l’esperienza con le app che Google ha creato per le scuole, e quindi offrire una didattica innovativa agli studenti. È questo il compito di Bernadette Ferlazzo, la prima “Google for education certified trainer” di Messina.

La docente, che insegna lettere all’Istituto comprensivo Manzoni-Dina e Clarenza, è diventata lo scorso 18 maggio una dei 5 trainer di Google presenti in Sicilia. Google ha rilasciato una serie di applicazioni ed estensioni che già da tempo si utilizzano nelle scuole: “Il percorso di formazione per i docenti esiste da anni – ha raccontato la messinese – però ovviamente è stato con la pandemia che ha cominciato a suscitare più interesse”.

Il percorso per diventare Google for education certified trainer prevede due tappe da superare. Ogni step è indipendente e aiuta gli insegnanti a rapportarsi e sfruttare al massimo gli strumenti di Google Work Space (la piattaforma di Google dedicata all’apprendimento). Il livello uno del percorso valuta il possesso delle competenze di base, il livello due invece si rifà a competenze avanzate.  “Una volta raggiunti  tutti gli obiettivi disponibili – ha spiegato Ferlazzo – il docente interessato si può candidare come trainer. Per diventare trainer bisogna fare un esame teorico e poi presentare un video di 3 minuti in cui ci si racconta, si spiega il proprio stile di coaching, i propri obiettivi (per capire se si è “googling”) e poi si presenta un utilizzo pratico del work space. Poi ovviamente si va a compilare l’application con le esperienze, le modalità di proposta e anche gli obiettivi futuri”.

Ferlazzo insegna dal 1998 e da sempre ha avuto come obiettivo quello di avvicinare i ragazzini al mondo della tecnologia in modo produttivo: “Già da quando sono in prima media li porto a fare informatica, mi piace che si rapportino in modo diverso alla tecnologia -ha raccontato la docente- da anni ho capito l’importanza dell’informatica, non solo per i ragazzi, ma anche nel rapporto tra alunno e docente. Insieme negli anni abbiamo anche fatto bei progetti, ad esempio un ebook e un sito. Quando agli alunni proponi lezioni interattive o di utilizzare gli strumenti o le app a disposizione reagiscono sempre in modo positivo.Poi dal 2015, con una collega sono referente dei progetti Erasmus per l’istituto, anche quello ha influito a spingermi a iniziare. Per partecipare siamo entrate molto in confidenza con i tool di Google, è sicuramente stata un’opportunità in più”.

Oltre a preparare il personale scolastico ad un approccio diverso alla tecnologia e, ovviamente, a rapportarsi diversamente anche alla didattica, i Google Educator hanno anche il compito di fare rete con i trainer di tutto il mondo.

In Italia al momento ci sono oltre 30 trainer che entrano quotidianamente in contatto tra loro, ma anche con i colleghi presenti in giro per il mondo: “La mail che mi annunciava di essere diventata trainer mi è arrivata il 19 notte e già il giorno dopo sono entrata in una chat room con gente proveniente dall’America, la Bulgaria. Ci si collega e ci si confronta: è un modo per crescere e migliorare sempre di più”

 

Dall’estate 2020, poi, è nato “Geg Italia“, una community che riunisce tutti i Google educators della penisola per facilitare il confronto e far conoscere meglio il progetto: “È stata la leader del gruppo – ha raccontato la tutor messinese – Filomena Pizzulli, a incoraggiarmi in questo percorso e Angelo Gigliotti, membro dello staff, a farmi da tutor in ogni passaggio. Tutto lo staff è preparato, simpatico e accogliente per cui imparare e mettersi in gioco diventa un piacere in un raro contesto di condivisione”.

Geg Italia, dopo il Google Junior Training Series (una serie di video tutorial disponibili sul canale Youtube della community italiana) di ottobre, al momento è formato, oltre che dai 34 tutor sparsi lungo lo Stivale, da 240 supporter. Lo scopo di tutti i trainer, di base, è quello di aiutare altri docenti a prendere le certificazioni: “Per questo ci sono appuntamenti fissi con video tutorial per gli insegnati e live durante le quali vengono spiegati meccanismi e tattiche utili”

“In fondo – ha concluso Bernadette Ferlazzo – la pandemia ha avuto come aspetto positivo questo, far capire quanto fosse necessario superare il gap generazionale tra docenti e studenti. Mi sto rendendo conto che molti colleghi indipendentemente dall’età si stanno avvicinando”.

 

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