MESSINA. L’impegno antimafia di Renato Accorinti e della sua giunta finiscono in Tribunale. Con una denuncia per diffamazione indirizzata all’amministrazione, quindi al responsabile pro-tempore, nella persona del sindaco. A sporgere querela è stato Letterio Sollima, e c’entra un appartamento: quello di via Roosevelt a Messina, confiscato, dato in gestione ad AddioPizzo e contraddistinto dalla targhetta “Bene confiscato alla mafia”.

Un accostamento, tra quella che è stata la sua casa prima della confisca e la mafia, sul quale Sollima ha trovato da ridire: “Lui ed i familiari si lamentano del fatto che vengano continuamente diffuse notizie fuorvianti da parte di quest’amministrazione – ha spiegato Tancredi Traclò, avvocato e figlio di Francesco Traclò, legale storico dei Sollima, che sta seguendo il procedimento – Non è stato condannato per fatti di mafia ma per altri reati, e i querelanti ritengono quella targa lesiva del loro onore e della loro dignità”. Da qui la denuncia. L’atto, spiegano dal Comune, non è stato ancora notificato ad Accorinti.

Ma il sindaco in realtà con l’immobile confiscato non c’entra granchè: l’appartamento di via Roosevelt è entrato nella disponibilità del Comune il 19 aprile 2011, con decreto dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (qui la mappa di quelli messinesi). A consegnarlo ad AddioPizzo, che nella graduatoria degli enti che avevano fatto domanda per la gestione ha totalizzato un punteggio di 96 su 100 col progetto “Pago chi non paga”, erano stati nel luglio 2012 l’allora sindaco Giuseppe Buzzanca ed il vicesindaco e assessore al patrimonio Franco Mondello.

Lillo Sollima, condannato per altri reati, nel 2014 è stato assolto dalle accuse di associazione mafiosa per non aver commesso il fatto.

 

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