PALERMO. “Non abbiamo lavorato ad alcun “si dice”, abbiamo lavorato su testimonianze, senza pregiudizi nè fantasmi, solo fatti e dati oggettivi”. E’ molto determinato Claudio Fava, presidente della commissione antimafia dell’Ars, nel rispondere a Giuseppe Antoci, ex presidente del parco dei Nebrodi vittima di un attentato sul quale l’antimafia ha espresso forti dubbi.

Antoci aveva commentato definendo “mascariamenti” le risultanze delle indagini da parte dell’organo dell’Assemblea regionale siciliana, secondo cui delle tre ipotesi formulate (un attentato mafioso fallito, un atto puramente dimostrativo, una simulazione) il fallito attentato mafioso con intenzioni stragiste apparirebbe la meno plausibile.

“Il lavoro istruttorio si è avvalso di qualità e competenza”, ha replicato Fava, accompagnato dai due consulenti Tuccio Pappalardo, ex questore di Messina e ex direttore nazionale della Dia e Bruno Di Marco, ex presidente del tribunale di Catania.

“Siamo rimasti stupiti e delusi dalla reazione di Antoci – ha continuato Fava – Ci saremmo aspettati invece gratitudine per aver fatto luce in un episodio in cui la sua è una condizione di vittima, qualunque delle ipotesi. Ci sono varie inesattezze nel suo giudizio ingeneroso: questa commissione non ha letto, ricevuto, o acquisito agli atti alcun anonimo. Tutto ciò che è stato utilizzato sono atti giudiziari, e gli stenografici delle 23 audizioni che abbiamo fatto. Non abbiamo lavorato ad alcun “si dice”, abbiamo lavorato su testimonianze, senza pregiudizi nè fantasmi, solo fatti e dati oggettivi”.

“Poi – prosegue il presidente della commissione antimafia – abbiamo concluso i lavori sottolineando che delle tre ipotesi la meno plausibile è quella dell’attentato, ma non troverete mai da nessuna parte il fatto che la più plausibile sia il depistaggio. Ultimo punto: è stata usata dai critici della relazione la parola “mascariamento”, una sorta di complotto mafioso per destabilizzare l’antimafia. Voglio essere molto chiaro. Se dalle indagini (non nostre, noi non ne abbiamo competenza) dovesse  emergere che c’è stata una messa in scena, vuol dire che sono stati commessi reati”.

Alla fine, sia Fava che i due consulenti ripetono all’unisono: “Siamo di fronte al più clamoroso, e inedito, attentato stragista nella storia di mafia. Sarebbe straordinariamente grave se davanti ad un episodio di questa portata, che non ha prodotto un responsabile, ci trovassimo di fronte ad una messinscena”.

 

 

 

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