MESSINA. Il bus notturno 79, che serviva la riviera nord e i lidi estivi? Pressochè scomparso. Il servizio navetta che faceva la spola tra il parcheggio Torri Morandi e la spiaggia di Capo Peloro? Dimezzato, da due corse (tre nei weekend) a una. Le vetture circolanti del tram? Passate da otto a sei. I primi effetti della rivoluzione all’Atm imposta dall’amministrazione di Cateno De Luca si fanno sentire. In negativo.

Perchè a patire i maggiori disagi non sono i giovani, o i bagnanti, o ancora gli utilizzatori frequenti del tram: sono gli abitanti dei villaggi o dei luoghi serviti solo dai bus: la linea 6 che va a Santo Stefano Briga, per esempio, che passa da 36 corse (andata e ritorno per due macchine) a 18 corse, dimezzandosi. O la 53 di Villa Lina, anch’essa dimezzata con 21 corse. O ancora la 78 di Sperone, che passa da 40 corse con due macchine alle venti di oggi con un solo bus. E pure la 72 di Salice, normalmente servita con due bus e 24 corse andata e ritorno, oggi ridotte a due.

Non solo: ogni giorno, per effetto della mancanza di personale, dieci corse vengono soppresse.  La cancellazione avviene in base a turni ed esigenze di distribuire i disagi a macchia di leopardo, per non gravare sempre sugli stessi utenti. Oggi è toccato a quella di contrada Citola, tra le altre. Cancellate del tutto, invece, la linea 75 (navetta di Conca d’Oro, 10 corse), la 70 di Casazza, che effettuava 9 corse, e la navetta per il forte San Salvatore.

Perchè tutto questo? Per l’ormai famigerata decisione di stoppare le assunzioni a tempo determinato (un anno) di 75 autisti delle quali si sarebbe dovuta occupare la Tempor, azienda di somministrazione di lavoro interinale di Roma per un contratto da 2,6 milioni di euro.

La decisione è stata motivata da Cateno De Luca a causa delle condizioni finanziarie dell’Atm. La mossa, però, paradossalmente potrebbe costare all’azienda più di quanto si è risparmiato. Perchè l’aggio dell’azienda ammonta al 5% dell’appalto, quindi 130mila euro: la stessa cifra, l’azienda la paga di straordinario agli autisti che fanno i doppi turni per mantenere in piedi il servizio. In un mese.

Perchè dei 190 autisti presenti in azienda (44 dei quali interinali, con scadenza di contratto al 15 agosto), una gran parte sono in ferie (non monetizzabili, secondo il contratto collettivo nazionale dei ferrotramvieri: il che vuol dire che sono di fatto obbligatorie e non rinviabili), e i turni scoperti sono circa 80. A questi si sopperisce con lo straordinario. La maggior parte è assorbito dagli interinali, il cui “lavoro extra” costa 10 euro lorde all’ora, contro la cifra da 14 a 20 euro che l’azienda invece paga agli autisti titolari, a seconda del parametro di appartenenza.

Ogni giorno, l’azienda paga 45 turni di straordinario. Ipotizzando cinque ore di extra (stima molto al ribasso) e dividendola tra interinali e titolari, fa quasi 3500 euro al giorno, oltre centomila euro al mese.  Una situazione che non migliorerà una volta terminate le ferie, perchè al rientro degli autisti, saranno anche reintegrate le corse oggi soppresse, col risultato che l’azienda sarà sempre in forte carenza di autisti. E dovrà fare a meno anche dei 44 interinali assunti lo scorso anno, in scadenza  di contratto a metà agosto.

L’unica soluzione, visto che lo straordinario più di tanto non può essere sfruttato, è l’inevitabile contrazione del servizio. Con tutto ciò che ne consegue in termini di mancati introiti e ridotto chilometraggio da portare a rimborso.

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