MESSINA. Alla nota di MessinAccomuna, che commentava la richiesta di Atm spa di ricevere più rimborsi da parte della Regione Siciliana, accusando il sindaco di prendersi meriti non suoi, risponde il presidente del cda dell’azienda, Pippo Campagna, ribadendo il botta e risposta che venutosi a creare a partire dalla manifestazione della volontà di liquidare la vecchia Atm con la vecchia amministrazione comunale.

Di seguito la nota integrale:

 

Diffuso sui social e sui mezzi stampa l’ennesimo comunicato anonimo della sedicente associazione MessinAccomuna. Non stupisce che non sia firmato, dal momento che contiene un cumulo di farneticazioni sulla gestione di ATM, delle quali, supponiamo, nessuno degli autori di tale dichiarazione voglia prendersi la responsabilità. Ciò non ci esime dal ritornare su argomenti noti, ma evidentemente non compresi dai nostalgici della sindacatura Accorinti.

In primo luogo, occorre ricordare che l’Azienda Trasporti di Messina era tecnicamente fallita già dal lontano 2009, quando il fondo di dotazione era stato completamente lacerato e depauperato a danno di tutta la collettività, creando un danno erariale che a quell’epoca ammontava a 18 milioni di euro per perdita del capitale sociale conferito dal Comune di Messina.
L’Amministrazione Accorinti ha amministrato questa azienda per cinque anni senza la minima diligenza.  Dopo la delibera di messa in liquidazione del 2012 votata dal Consiglio Comunale, si sono mossi senza nessuna logica amministrativa, civile e societaria e trovando il più illecito dei modi – ovvero una delibera di giunta che senza passare dal consiglio comunale rimette in bonis la società – passando dalla fase di liquidazione ad una fase di ordinaria amministrazione, dimenticando passaggi importanti tra cui quello di coprire le enormi perdite accumulate fino al 2012 e poi inserite per differenza tra perdite e patrimonio sociale di circa 32 milioni di euro, senza bilanci approvati dal lontano 2003 e senza una benché minima pianificazione dei debiti previdenziali e fiscali che dal 2012 al 2018 sono aumentati  di circa il 600%.
Hanno così consegnato al nuovo C.D.A. nominato dal sindaco Cateno De Luca una situazione debitoria nei confronti dei fornitori di circa 17 milioni di euro e debiti fiscali e previdenziali per circa 53 milioni di euro, così come rappresentato dai liquidatori nel piano di liquidazione presentato a novembre del 2019 e certificato da documenti ufficiali emessi dalla Agenzia delle Entrate e dalla Riscossione Sicilia Spa, i cui contenuti fanno rabbrividire.
Bilanci mai approvati e mai trasmessi al Consiglio Comunale per la loro approvazione, atti omessi, illeciti ed illegittimi che hanno distrutto una azienda e che hanno permesso ai più furbi di fare carriera ed ai politici di cercare consensi con la falsa narrazione di un’azienda rilanciata e con i concorsi “elettorali” per l’assunzione di 75 interinali.
Non si parla di errori di valutazioni o di decisioni affrettate, ma siamo davanti ad una costruzione artefatta della realtà con il solo scopo di fare del male alla collettività e cercare di mantenere equilibri che non era possibile mantenere.
Anziché vantarsi dei salvifici effetti di una sentenza, questi ex amministratori che si nascondono dietro l’anonimato, dovranno prepararsi a dare molte spiegazioni.
A cominciare dagli artifizi contabili con i quali i bilanci della azienda per tre anni consecutivi riportano risultati di esercizio positivi in maniera da poter giustificare la delibera di giunta, che annulla la delibera di liquidazione del 2012 e rimette in bonis la società. Il problema sta proprio nelle modalità con cui i bilanci sono stati miracolosamente sanati ovvero apportando delle variazioni positive legate a sopravvenienze attive per stralcio di debiti nei confronti del Comune; una tra le tante una operazione di finanziamento di circa 7 milioni di euro concessa dall’Ente proprietario e poi nel 2017 annullato per una transazione tra l’ente stesso e l’azienda, che contiene due operazioni illegittime che rappresentano un danno erariale verso la collettività: aver finanziato una azienda in perdita con un capitale di meno 39 milioni di euro ed aver poi rinunciato a detta anticipazione a novembre del 2017 appostando nel bilancio del 2016 una sopravvenienza di 4 milioni di euro che ha permesso di impacchettare un bilancio con un utile di esercizio e quindi mettere in piedi la famosa delibera di giunta che ha rimesso in bonis l’azienda speciale. Un accordo tra Ente (Signorino) ed azienda (Foti) sottoscritto a novembre del 2017 e riportato nei bilanci del 2016, ovvero una manifestazione numeraria che matura nel 2017 che viene riportata nel bilancio del 2016, operazione illegale proprio per la situazione in cui si trovava l’azienda.
Sin dal suo insediamento il Sindaco De Luca ha iniziato una battaglia per sostenere la liquidazione dell’azienda speciale che è stata approvata con delibera del Consiglio Comunale e successivamente proseguita con la nomina dei liquidatori, che nei termini previsti dallo statuto sociale hanno presentato il piano di liquidazione che rappresentava la situazione patrimoniale dell’azienda con circa 70 milioni di euro di debiti e circa 30 milioni di euro di crediti rappresentati in parte anche dai crediti nei confronti della Regione per la causa per gli anni dal 2012 al 2016 per i rimborsi chilometrici, una operazione che è stata regolarmente censita dai liquidatori nel piano di liquidazione.
La mancata approvazione del piano di liquidazione ha obbligato i liquidatori – e non il Sindaco né tantomeno il Consiglio Comunale – a presentare la richiesta di liquidazione coatta amministrativa proprio per la natura dell’azienda e per lo stato di insolvenza conclamata vista la impossibilita di onorare tutti i debiti.
Sono molte le indagini penali, amministrative, erariali e fiscali che sono in corso e che speriamo faranno conoscere nei prossimi mesi gli esiti attesi, che potranno ridare dignità ad una azienda derubata della sua natura di azienda pubblica, utilizzata da pochi per interessi personali, il cui destino fallimentare è stato voluto da amministratori incompetenti e senza nessun rispetto per la città di Messina. E solo all’esito di tali ulteriori verifiche – da parte delle Autorità competenti – si potrà scrivere la parola fine sulla incredibile favola della azienda “rinata” che da oltre due anni siamo periodicamente costretti ad ascoltare.
Oggi, invece, esiste un’azienda – ATM SpA – che può programmare la propria attività in maniera serena, provvedendo con regolari procedure selettive a nuove assunzioni, con regolari procedure di gara ad acquistare nuovi mezzi e, soprattutto, a tenere i bilanci in ordine senza ricorrere ad artifizi contabili.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments