MESSINA. È stato presentato oggi, presso la sede della Cgil Messina, un “Documento condiviso su Interruzione di Gravidanza nella città di Messina e provincia“.

Cgil e associazioni locali si sono infatti riunite per una denuncia comune dei numerosi ostacoli riscontrati per accedere ad un aborto sicuro sul territorio, nonostante questo sia garantito dalla legge 194 dello Stato.

Tra i partecipanti anche Non Una Di Meno Messina, che ha recentemente acceso i riflettori sullo svolgimento dei colloqui per Igv.  Al di là di questo caso, l’attuazione dell’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) risulta fortemente osteggiata anche dall’inaccessibilità all’aborto farmacologico e dalla carenza di medici non obiettori effettivamente in grado di assicurare il servizio. Il documento fa infatti notare anche che, nonostante la recente assunzione di non obiettori al Policlinico, questi sono ostacolati dalla precarietà dei contratti a tempo determinato. “Sappiamo bene – continua – che l’alto tasso di obiezione di coscienza spesso non riguarda motivi etici. È bensì legato a turni massacranti, ad eventuale ostruzionismo per gli avanzamenti di carriera o ad una pessima organizzazione del lavoro.” 

Sono inoltre state discusse le possibili soluzioni a questi ostacoli. Si richiedono quindi una serie di provvedimenti necessari, come: concorsi specifici per l’assunzione di medici non obiettori, un monitoraggio puntuale della loro presenza in ospedali e consultori, l’attivazione dell’IVG farmacologica (come già previsto dalla circolare del 4/08/2020 del Ministero della Salute), la gratuità dei contraccettivi (già prevista de alcune norme regionali), la promozione della telemedicina per informazioni e supporto, la creazione di campagne di de-criminalizzazione dell’aborto, la creazione di sportelli specifici per persone LGBTQIA+, con particolare attenzione a persone transgender che richiedono l’IVG e l’introduzione di mediatori culturali per le persone migranti che lo richiedono.

Alla presentazione del documento erano presenti l’ideatrice dell’iniziativa Marcella Magistro e Stefania Radici di CGIL Messina, Gabriella Messina ed Elvira Morano di CGIL Sicilia, Esmeralda Rizzi della CGIL nazionale e alcune rappresentanti delle associazioni Non Una Di Meno Messina e Purple Square. “Oggi non ci sono tutte le persone che hanno contribuito – ha precisato però Marcella Magistro – dietro di noi c’è un mondo fatto di donne e uomini che ci hanno dato una delega.”

“Abbiamo voluto che questo fosse un momento di rete,” ha continuato Magistro. “Abbiamo trovato dei punti in comune per poter fare una rete trasversale femminista che possa dare risposte e un luogo sicuro alle donne che si pongono tante domande su questo tema.”
“Quando Marcella ci ha parlato di questo percorso che vuole offrire alla città di Messina e all’intera provincia, – ha detto poi Gabriella Messina, segretaria CGIL Sicilia – ci è apparso evidente che questo non possa non riguardare la Sicilia per intero. Ecco perché, insieme a Elvira Morano, che è la responsabile delle politiche di genere, abbiamo chiesto a tutte le camere di lavoro di farsi carico di questo percorso avviato a Messina in tutti i nostri territori e quindi avviare una sinergia con le associazioni.”
Dello stesso parere anche Esmeralda Rizzi, del team Politiche di genere della CGIL Nazionale: “La rete che si sta costituendo a Messina ci auguriamo che si possa costruire analogamente in altre città italiane. Soltanto con una reazione della società civile si può cercare di contrastare questo momento storico nel quale i diritti conquistati vanno perdendosi.”
È poi intervenuta Brenda Russo a nome di Non Una di Meno Messina: “Quella per garantire l’IVG è una delle lotte portanti del movimento femminista, non solo territoriale, ma nazionale. Abbiamo appurato in maniera diretta, accompagnando le donne in ospedale, una situazione che presenta ancora più problematiche di quelle che già conoscevamo. Questo è un proseguimento, se non un nuovo inizio, di un percorso che dev’essere strutturato per portare non solo all’attuazione del servizio IVG in sé, ma anche a tutta una cultura che permetta questa attuazione senza stigma, colpevolizzazione e violenza psicologica.”

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