MESSINA. Sei anni e 8 mesi per peculato, concussione e illecita interruzione di gravidanza. È quanto richiesto dal pubblico ministero Roberta La Speme nei confronti dell’ex consigliere comunale e ginecologo Giovanni Covivera e dell’anestesista Giuseppe Luppino (per lui la richiesta è di cinque anni), nel processo con rito abbreviato sugli aborti in studi privati: secondo l’accusa i due medici avrebbero convinto delle donne che volevano abortire ad affrontare l’intervento in studio privato e a pagamento, sostenendo che un intervento in ospedale non fosse possibile per mancanza di posti disponibili e per lunghissime liste di attesa. 

La vicenda, al vaglio del gup Monia De Francesco,  è emersa l’anno scorso a seguito di un’indagine condotta dalla squadra mobile e della polizia stradale. L’attenzione degli investigatori si concentrò sui due professionisti che all’epoca dei fatti lavoravano presso l’azienda Piemonte-Papardo e che, nel frattempo, hanno risarcito sia l’azienda ospedaliera sia le parti offese.

Nel corso dell’udienza il gup Monia De Francesco ha ammesso come parti civili anche l’associazione Codici e l’associazione Evaluna, rappresentate dagli avvocati Melita Cafarelli e Rosaria Chillè. Hanno poi preso la parola i difensori dei due medici, gli avvocati Alberto Gullino, Carlo Autru Ryolo, Nicola Giacobbe e Chiara Sterrantino. L’udienza proseguirà tra due settimane per completare gli interventi dei difensori e la camera di consiglio.

 

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