Se scorriamo le pagine dei giornali e dei social siamo sommersi dalle esternazioni di numerosi sciacalli che a vario titolo si cimentano nel fomentare paure da fine del mondo, sistematicamente accompagnate da sentimenti di diffidenza, ostilità, odio addirittura verso reali o presunte vittime del contagio di Coronavirus, la patologia che tiene banco da alcune settimane.
Una patologia esplosa in Cina e rapidamente, come era lecito aspettarsi, trasmigrata in pressoché tutti i Paesi a motivo della quantità di spostamenti di persone che ogni giorno ha luogo nel mondo. Due personaggi, qui da noi in Italia, stanno cavalcando con particolare veemenza lo strano momento che attraversa l’intero pianeta. Di uno, parlo di Matteo Salvini, non vi erano dubbi che avrebbe colto l’occasione per riproporre tutto l’armamentario xenofobo, razzista, sovranista, che fa ormai parte integrante del suo modo d’essere. Possiamo a buon diritto affermare che se togliessimo a costui tutte le turpitudini di cui si nutre e che presenta come programma, egli cesserebbe di esistere come persona riducendosi a larva, a vegetale privo di vitalità. L’odio, la paura e la diffidenza sono tutto quanto lo aiutano a vivere.
Dell’altro personaggio, e mi riferisco adesso al Padre Livio direttore dell’emittente radiofonica Radio Maria, va detto che anche per lui l’occasione era troppo ghiotta per non rispolverare i temi apocalittici che da sempre fanno parte del suo bagaglio culturale (cfr. https://radiomaria.it/il-corona-virus-e-un-ammonimento-del-cielo/). Al contrario di Salvini che sbraita contro un pianeta aperto in cui tutti possono incontrare tutti e sogna un Paese blindato nel suo bunker di egoismo, Padre Livio proclama che questo del Coronavirus è l’inizio dell’Apocalisse, della fine dei tempi in cui la storia degli uomini avrà compimento e tutti ci avvieremo verso il Giudizio Finale.
Entrambi, l’uno nell’ambito politico l’altro in quello religioso dispiegano una narrazione incentrata sulla paura.
La paura è come il sonno della ragione, che – come ci ricorda il buon Francisco Goya – genera sempre mostri (El sueño de la razón produce monstruos). E l’impressione che ricaviamo, o almeno che io ricavo, dalle esternazioni di questi due personaggi pubblici, è che costoro senza un mondo popolato da mostri non riescano proprio a vivere.
L’apocalisse, dunque, giova senz’altro al loro – forse precario – equilibrio mentale. Ma giova evidentemente a tanti altri soggetti.
Un paio di esempi? Su Amazon il costo di quattro boccette di Amuchina Gel ha raggiunto i 200 euro. Un mese fa io ne ho acquistato una in un Supermercato per quattro euro. Analogamente, sempre sul medesimo portale, una confezione da cinque mascherine dotate di valvole spacciate come “ideali per Coronavirus” vengono messe in vendita a 190 euro.
Quando non ci sono guerre gli sciacalli si accontentano delle emergenze, magari gonfiandole ad arte, per poterci speculare sopra. E questo, malgrado tutti i virologi seri, dentro e fuori il nostro Paese, tendano a sminuire la portata dell’epidemia (che non è, e forse non sarà mai, una pandemia) e invitino tutti a mantenere comportamenti lucidi e responsabili, senza farsi influenzare da chi vorrebbe che il mondo intero ripiombasse nel buio di un nuovo Medioevo.
Concludo con una suggestione antropologica. Nel suo “La Fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali” (Einaudi, 1977 e 2002, poi nel 2019 in una nuova rinnovata edizione) Ernesto de Martino, abbandonando la predilezione per i contesti nei quali aveva decriptato i meccanismi sottesi alla “crisi della presenza” e alle svariate risposte che ad essa le culture arcaiche riuscivano a fornire ai fini di una loro “reintegrazione culturale”, si volgeva ad esaminare le forme di crisi presenti nelle società moderne, trasformandosi così in etnografo del mondo contemporaneo. E tuttavia, le risposte culturali che gli pareva di dover ancora una volta evidenziare a fronte delle svariate “crisi” da cui questo mondo era di volta in volta investito erano sempre quelle legate all’adozione di orizzonti comunitari, a forme di riscatto esistenziale che non potevano prescindere dal considerare l’intima solidarietà tra gli uomini e la necessità di tornare a risillabare linguaggi comuni.
Un bel modo di combattere le apocalissi, assai diverso dagli apocalittici – assai integrati – sopra descritti.
Allocco, e’diventata PANDEMIA a detta di quei sovranisti dell’OMS