MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo un contributo scritto da Umberto Albanese, ventitreenne studente messinese, che affronta, da un punto di vista molto personale, il dibattito in corso intorno al disegno di legge Zan-Scalfarotto per il contrasto all’omobitransfobia, contro la quale scenderanno in piazza oggi alle 18,30 a piazza Unione Europea“ gruppi “No choiche (pro-life)” e fondamentalisti cattolici che si battono perchè non siano inserite le discriminazioni sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere alla legislazione contro i crimini d’odio.

 

Ho salutato con entusiasmo l’approdo in Parlamento, dopo soli 25 anni di reiterati tentativi, di un progetto di legge contro l’omobitransfobia. Non nascondo che in un primo momento, assai ingenuamente, ho pensato che una legge del genere potesse finalmente fare la differenza, per me come per tanti altri. Ho pensato che presto non si sarebbe più sentito parlare di crimini d’odio, e che chissà, magari quando avrei trovato un compagno avrei potuto tenerlo per mano pubblicamente senza il terrore di tornare a casa su una barella, come è successo e continua a succedere a tanti e tante.

Poi un bel giorno mi sveglio da questa irenica fantasticheria e faccio i conti con la dura realtà: una mia coetanea (nonché parente) su Whatsapp pubblicizza una manifestazione che si terrà a Messina contro il Ddl Zan-Scalfarotto, tacciato dai sedicenti organizzatori di essere una legge “liberticida”. Mi si gela il sangue, è un riflesso incondizionato.

Chi volevo prendere in giro? C’era da aspettarselo, di che mi stupisco. D’altra parte manifestazioni del genere si erano già tenute nei giorni scorsi in altre città d’Italia. Forse in cuor mio speravo che Messina potesse fare eccezione, che decidessimo di ignorare questa bella trovata come ignoriamo parecchie altre cose… ma la colpa in fondo è della mia evidente stupida propensione all’ottimismo.

“Questa cosa mi oltraggia” rispondo di getto a quella persona, esasperato “e non sai quanto. Come pensi che mi senta sapendo che i miei concittadini e persino il sangue del mio sangue decidono di scendere in piazza a manifestare contro una legge che potrebbe finalmente tutelarmi? So come la pensi e non mi aspetto miracoli da parte tua. Ma allora è giusto che tu sappia come la penso io.

Più di una volta ho rischiato di venire aggredito fisicamente a causa del mio orientamento sessuale.

Ho perso il conto di tutte le volte in cui sono stato insultato, discriminato, guardato male, escluso o ghettizzato da bambini, adolescenti e adulti solo perché mi piacciono i ragazzi.

Hai idea di quanto male faccia? E mi vieni a parlare di libertà: ti chiedo, quale libertà? Quella di cui sono stato privato tutte le volte che ho preferito non uscire, non espormi o non dichiararmi per non subire ripercussioni? O forse quella che è stata strappata a tutte le persone aggredite o uccise che hanno lastricato la dolorosa via che ha portato a questa proposta di legge?”.

La persona in questione non è stata in grado di fornirmi un’argomentazione degna di essere definita tale e che andasse oltre i soliti slogan da tifoseria, il che ha come amplificato intorno a me la sensazione di silenzio. Mi sono sentito messo, un’ennesima volta, con le spalle al muro, isolato, sbagliato.

Poi è arrivata mia madre, e mi ha sorriso. È proprio a quel punto, a partire da quel gesto inaspettato che ho scelto di fare qualcosa di diverso dal mio solito deprimermi. Mi sono detto: non può essere così. Non possono pensarla tutti così, mi rifiuto di credere che in una città come Messina ci sia soltanto chi vuole avversare la legge contro l’omobitransfobia. Devono esserci altre voci, dev’esserci qualcun altro come mia madre. Devo credere nella pluralità, insomma, e compiere un atto di fede.

Ho chiamato, e per fortuna la pluralità ha risposto a gran voce. Quello che rivendichiamo ancora una volta, io e i miei fratelli omosessuali, bisessuali, transessuali e tutti i membri della comunità LGBTQ+, è un diritto che arrivati al 2020 dovrebbe essere inalienabile per ciascun essere umano: quello alla sicurezza. In che cosa differiamo io, Giovanna, Luca e Alessandro da Angela, Maria, Fatima e Mauro? Ciascuno di noi è sacro e irripetibile, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale. Tutto quello che chiediamo è essere liberi di camminare per strada, soli o in compagnia di chi amiamo, senza doverci preoccupare di venire discriminati (o peggio). Vogliamo essere tutelati dallo Stato, per il quale lavoriamo e paghiamo le tasse, lo stesso Stato che contribuiamo a costruire giorno dopo giorno.

Mi sento di invitare chiunque a non cercare nemici laddove non ve ne sono: questa legge, se approvata dal Parlamento, non toglierà diritti a nessuno. E a chi insiste a parlare di liberticidio e di imposizione di bavagli voglio proprio chiedere: cos’è che esattamente pensate di perdere, a causa di questa legge? Se si tratta solo della libertà mi sento di rassicurarvi, non andrà proprio da nessuna parte; mi addolora non potere dire lo stesso per quanto riguarda la vostra decenza, credo che quella l’abbiate smarrita da tempo immemore.

Il Ddl Zan-Scalfarotto è più che mai necessario. Ne abbiamo bisogno, perché ci renderebbe tutti più liberi di amare. Perché in fondo di questo si tratta, e si è sempre trattato: per citare una ninfa di Torquato Tasso nell’Aminta, perduto è tutto il tempo che in amar non si spende.

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