MESSINA. La notizia del coinvolgimento dell’ex governatore Totò Cuffaro nell’inchiesta sugli appalti truccati nel settore della sanità ha scatenato un effetto domino che sta scuotendo le fondamenta della Regione Siciliana, e a nulla sembrano essere valse, e non poteva essere altrimenti, le sue dimissioni dalla Dc (“irrevocabili”, ha precisato Cuffaro), che saranno discusse il 20 novembre dal consiglio nazionale del partito.

Problema è che, a valanga, i guai di Cuffaro si stanno riverberando pesantemente sulla presidenza della regione Siciliana. Ieri pomeriggio, il presidente Renato Schifani ha sollevato dall’incarico gli assessori Dc Nuccia Albano e Andrea Messina. “Ritengo non sussistano le condizioni affinché gli assessori regionali espressione della Nuova Democrazia Cristiana possano continuare a svolgere il proprio incarico all’interno della Giunta regionale”, ha spiegato Schifani, assumendo ad interim le funzioni degli assessorati della Famiglia e della Funzione pubblica. “Non si tratta – ha aggiunto Schifani – di una decisione di parte, né di un giudizio sulle persone, alle quali va il mio personale ringraziamento per l’impegno, la dedizione e il contributo offerto finora, ma di un atto di responsabilità politica e morale”.

Che la questione non sia solo politica è testimoniato dal fatto che Schifani non ha solo “amputato” la sua giunta di governo, ma ha intaccato anche l’intoccabile apparato dirigente della Regione: immediatamente dopo la notizia dell’inchiesta, infatti, è stata disposta la sospensione dall’incarico, a tempo indeterminato, in attesa degli sviluppi del procedimento penale, per Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del dipartimento regionale della Famiglia. Schifani aveva chiesto, inoltre, formalmente, all’assessore alla Famiglia di revocare l’incarico al suo segretario particolare, Vito Raso, anch’egli indagato nella stessa inchiesta, ed è stato ha avviato il procedimento disciplinare con sospensione cautelare dal servizio nei confronti del direttore generale del Consorzio di Bonifica 2 di Palermo, Giovanni Tomasino. C’è stata anche l’auto-sospensione dell’ex direttore generale dell’Asp di Siracusa Alessandro Caltagirone.

Non è bastato, perchè sul governo le opposizioni (ma non solo) hanno iniziato un fuoco incrociato: “Prendiamo atto della decisione del presidente Schifani di revocare i due assessori regionali espressione della Dc di Cuffaro. Alla luce del quadro che sta emergendo, però, ci sentiamo di dover dire che a Sud chiama Nord non basta questa decisione”, ha dichiarato un insolitamente misurato Cateno De Luca, deputato regionale di Sud chiama Nord, rimandando a mercoledi l’enunciazione di cosa dovrebbe fare Schifani, secondo lui.

Il Pd è tornato in piazza, invocando a gran voce le dimissioni dell’esecutivo regionale: “Mercoledì 12, alle ore 15:00, saremo davanti agli ospedali di Taormina e Barcellona Pozzo di Gotto per dire con forza che la nostra terra non può più essere ostaggio di un governo regionale travolto da inchieste, scandali e opacità”, ha spiegato Armando Hyerace, segretario provinciale del Partito Democratico messinese, annunciando l’adesione ai sit in promossi dal Partito Democratico siciliano per invocare le dimissioni del Governo Schifani. Richiesta ribadita in una nota congiunta con M5S, Avs e Controcorrente: “Non può bastare un’operazione di maquillage se il sistema di potere resta identico – spiega una nota -Rimuovere dirigenti e assessori che si sono rivelati politicamente poco più che prestanome è l’ennesimo tentativo di Schifani di non assumersi mai fino in fondo le proprie responsabilità. È lui il capo del governo regionale che ha proceduto ad una vergognosa spartizione dei manager della sanità. È sotto i suoi occhi che gli assessorati si sono trasformati in centrali per favoritismi indecenti e i concorsi sono stati decisi a tavolino. Per questo deve andare a casa e liberare la Sicilia dalla cappa di inchieste, scandali e ruberie in cui la sua giunta l’ha fatta precipitare”. Richiesta alla quale sarà data forza oggi pomeriggio alle 15 sotto la presidenza della Regione in piazza Indipendenza, “per chiedere a gran voce che Schifani e il suo governo vadano a casa subito”.

“Atto dovuto ma non sufficiente, Schifani venga in Aula a riferire e poi si dimetta”, afferma il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, Antonio De Luca. “Il minimo che il Presidente potesse fare. Ora venga in Aula a riferire e un minuto dopo si dimetta. Eviti ai siciliani il penoso tentativo di rimettere assieme i cocci di una maggioranza in frantumi”.

Anche le associazioni hanno espresso un certo disappunto, diciamo. “Arrivati a questo punto, dopo l’ennesimo scandalo che ha travolto la Giunta regionale, è necessario un passo indietro del presidente Renato Schifani. La Sicilia ha bisogno di discontinuità, non di parole nel vuoto”, dichiara il presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, commentando la decisione del governatore di escludere la Nuova Democrazia Cristiana dalla Giunta regionale. “La Sicilia ha bisogno di aria nuova, di credibilità e di governo vero. Rassegni le dimissioni e restituisca dignità alle istituzioni e ai siciliani”.

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