MESSINA. Ogni città ha il suo salotto, lo riconosci subito: soffitti alti a vetri, luci calde, vetrine di lusso, pasticcerie ricercate, librerie curate e cocktail bar accattivanti. Anche la città dello Stretto poteva avere il suo, ma qualcosa si è inceppato. Messina nel 2005 assiste all’ inaugurazione della Galleria Vittorio Emanuele III, in quel di Piazza Antonello, che viene restaurata dopo anni di abbandono, e di intonachi cadenti, ed anni in cui veniva persino utilizzata come parcheggio per i motorini dei liceali durante le manifestazioni. Ai tempi un giovane e rinomato barman messinese, Domenico Basile, spinto dal sogno di aprire un locale tutto suo, scelse, quindi, coraggiosamente, di investire in quello che aveva tutte le carte in regola per diventare, nel tempo, il salotto di Messina.
Nasce così il Le Roi che dal 2005 Domenico porta avanti insieme al fratello Duilio Bello, dando vita ad una vera e propria rivoluzione in città che ha condotto ad una maggiore consapevolezza nel gusto e nel bere bene, stravolgendo i ricettari e le usanze dei vari cocktail bar cittadini e diventando un grande punto di riferimento. Duilio, classe ’82, dal suo canto, era già un’istituzione per tutti coloro che giravano i locali della città, così dopo un breve periodo in giro per il mondo, torna a Messina e, mentre Domenico appende lo shaker al chiodo per dedicarsi al lato imprenditoriale del progetto, lui diventa il Re (lo chef) mixologist del bancone del Le Roi.
Prendono vita, quindi, i primissimi ed innovativi cocktail al cetriolo, i cocktail affumicati, quelli frizzati con uno shaker particolarissimo americano, i cocktail interattivi, la cultura della Miscelada con la birra cunzata, fino all’ Anonimo Barone e tanti altri cocktail ormai iconici. Ma il Le Roi non si contraddistingue solo per la sua continua ricerca nell’ offrire qualità ed innovazione, ma anche per il suo modo ironico e stravagante nel proporre tutto quello che fa, per le sue preparazioni homemade, per la sua cura al cliente, per la musica che passa in sottofondo, per i ragazzi e le ragazze che affiancano Duilio sul lavoro, per l’atmosfera che si respira e per quel rituale del bancone tanto caro ai clienti affezionati.
Quest’ anno il Le Roi, inserito da tempo tra i 100 migliori cocktail bar d’ Italia da BlueBlazeR, compie vent’ anni ed in occasione di quest’ importante anniversario, che l’ha visto resistere, in una location dove chi apriva chiudeva tempo record, e continuare ad investire e lavorare con la che la Galleria Vittorio Emanuele III possa, prima o poi essere, valorizzata in toto per come merita, si regala un cambio look che porta con sé tante novità e progetti futuri.
Quando e come nasce il Le Roi?
“L’ idea arriva nel 2003 dalla passione di Domenico per il mondo del bar e dalla sua voglia, dopo aver lavorato sia dai 18 anni in giro per locali, di aprirne uno tutto suo. Ai tempi le location in ballo erano due ed un requisito importante era il poter giocare sul dentro e fuori, la Galleria INPS si trovava in una situazione di stallo difficile mentre la Galleria Vittorio Emanuele stava per essere restaurata e, quindi, intravedendo un messaggio di speranza, non poteva esserci occasione migliore. Il Le Roi venne inaugurato nel 2005, contemporaneamente all’ inaugurazione della Galleria Vittorio Emanuele e, chiaramente, non si poteva scegliere un nome diverso: è un omaggio al Re, ad un luogo storico e ad un certo stile.”
Com’ è stato scelto il concept del locale?
“Inizialmente l’idea era quella di un Caffè letterario, sulla scia di quelli visti a Bologna ed in giro per il mondo, però per problemi di spazio ci siamo concentrati solo sul mondo del bere mantenendo in ogni caso l’idea di un concept totalmente diverso rispetto a quello portato avanti, ai tempi, dagli altri cocktail bar in città e che fosse anche in armonia con le referenze storico-artistiche della Galleria. La mission era, e continua ad essere, quella di far cultura e socialità in uno luogo storico della città che da sempre ha un grande potenziale e a cui non è mai stato dato il giusto valore.”
Il Le Roi è stato sicuramente un locale di rottura che ha cambiato il modo di bere in città. Com’ è avvenuta questa rivoluzione?
“In modo molto molto bello. E ci viene anche un po’ da ridere pensando che fino ad un paio di anni fa nessuno qui aveva idea di cosa fosse un Moscow Mule servito in una tazza in rame. Ecco il Le Roi ha iniziato a far conoscere l’accortezza per certi bicchieri, per un modo diverso e particolare di servire da bere, per la valorizzazione di certi ingredienti, come lo zenzero o il cetriolo, per nuove tecniche, ma soprattutto la consapevolezza che bere bene vuol dire qualità e non quantità e che è importantissimo lavorare con un buon ghiaccio. Tutti concetti ed aspetti che in città non esistevano e che da quel momento hanno iniziato a ramificarsi, dato che tutti i barman della città a chiusura venivano qui a bere. Già ai tempi, inoltre, avevamo puntato molto sui soft o medium drink, quindi sul bere qualcosa di più leggero e di più particolare come i cocktail affumicati da noi sul momento o frizzati all’ istante grazie ad uno shaker americano che avevamo solo noi. Abbiamo introdotto i cocktail interattivi, rigorosamente realizzati con nostre ricette, ed anche per gli shot abbiamo pensato a qualcosa di più leggero con preparati di nostra produzione come lo sciroppo al cetriolo. Siamo stati i primi a Messina nel 2012 a proporre i cocktail con base cetriolo”.
Il Le Roi compie 20 anni e cambia look: come festeggerà?
“Il Le Roi è cresciuto ed ha scelto di andare a Parigi che è un po’ la sua patria d’ origine, involontariamente ma lo è. Ci siamo ingranditi, dunque, abbiamo fatto un restyling e dall’ arredamento, ai colori, al menù, allo spirito ci siamo geolocalizzati nella capitale francese pur restando nel salotto di Messina. Abbiamo un po’ giocato sui luoghi: basolati francesi, ingresso metropolitana, tipiche tende dei negozietti nei vicoli francesi. Il nuovo bancone include due postazioni: quella interna, che ricorda il vecchio bancone, dove andremo a ricreare quell’ animo parigino anche nella ricerca e nella selezione di drink e food, dato che la cucina seguirà anche il percorso francese, e quella con affaccio all’ esterno per un maggiore contatto con i clienti seduti fuori. Anche il nostro personale di sala è diventato internazionale: abbiamo assunto giovani studenti lavoratori che vengono dal Marocco, dalla Turchia e da tante altre parti del mondo. Al più presto, sulle nostre pagine social, annunceremo la data ufficiale della festa.”
Qualche spoiler sul nuovo menù cibo?
“Omelette, crepes, croque-monsieur, croque-madame, crepes Suzette e così via, tutto incentrato solo su piatti tipici francesi. La sala interna avrà un mood particolare: solo tavoli per due ed un menù dedicato un po’ più importante con la fondue bourguignonne, le escargots ed altre pietanze ricercate.”
Quali sono i 5 cocktail identificativi di questi 20 anni del Le Roi?
“Partiamo con la Miscelada, la nostra birra cunzata che festeggiamo sempre, Cetriolone e Cetriolino camminano insieme e per completare andrebbe citato anche il Cetriolitas, tutti realizzati con questa crema analcolica al cetriolo, preparata da noi, che si lascia modellare bene dall’ aggiunta di diversi tipi di alcolici, ovviamente il nostro Anonimo Barone, che è stato incluso, in occasione del centenario del Negroni, nella guida “Martini Bitter Choices”, che raccoglie i 39 cocktails dei migliori bartender italiani, ovvero una rivisitazione del classico Negroni con gin, campari ed al posto del vermouth un mix molto profumato di china, angostura e genziana, a seguire sicuramente lo Sweet Zen con l’affumicatura al legno di Faggio, e l’ Ultimo Mango a Parigi, a base di tequila, succo mango, succo lime e peperoncino, che è un po’ il simbolo di queste venti candeline che ci hanno portato inevitabilmente in Francia.”
Tre bottiglie che non che non devono mai mancare nel vostro bancone?
“Tutte quelle legate al mondo dell’agave dato che siamo molto intrippati con Mezcal, Margarita, insomma con la tequila in tutte le sue declinazioni, non deve mai mancare un buon vermout fondamentale nella fascia aperitivo, ed ovviamente i nostri homemade, quindi le nostre preparazioni, che vanno dai bitter, agli sciroppi, al gin aromatizzato da noi, importantissimi per bilanciare i cocktails.”
In vent’ anni di cose ne saranno successe tante: carrellata di ricordi?
“E’ veramente difficile fare una selezione: il concerto improvvisato di Sior Mirkaccio che viene a bere qualcosa e poi esce la fisarmonica o quando eravamo quasi in chiusura e sono spuntate Le Iene con un ragazzo non vedente che stava girando l’ Italia in autostop, Gabriele Fazio che si impossessa del nostro Spotify, i pomeriggi in cui Radio Street trasmetteva live da noi, quando ci siamo vestiti da crew di Lupin e tutte le altre serate a tema in occasione di Carnevale o Halloween, quando i ragazzi de Lo Stato Sociale in una sera di pioggia hanno invaso il bancone, ed ancora quando abbiamo lanciato l’ Aperol Blitz e Cateno De Luca ci è venuto a fare un blitz per provarlo, ed anche quando nel 2013, dato che mezza città si stava candidando alle elezioni, abbiamo creato il PDC ovvero il Partito del Cetriolo. Ovviamente vanno ricordati tutti i ragazzi che negli anni hanno lavorato e che lavorano ancora con noi formando una grande squadra, ognuno di loro ha contribuito e contribuisce lasciando al Le Roi qualcosa di bello: Marco, Saints, Bob, Marcella, il Mozzo, Marilù, Daniele, Frenk, Juni e tanti altri ancora.”
Come sono cambiati i gusti in città e quali sono i cocktail più richiesti al Le Roi?
“Anche nel bere ormai è una questione di moda: da dieci anni ci portiamo dietro questa fissazione per il gin tonic, mentre ad esempio dopo anni ed anni di richiesta è totalmente morto il rum. C’ è una predilezione per i cocktail più leggeri, profumati e per il bere in purezza. C’ è un grande interesse per le birre artigianali e per il mondo del whisky ed infatti nel nostro punto ScaccoMalto abbiamo un vastissimo assortimento. La nostra clientela varia nel bere ed è molto curiosa, è sempre pronta ad assaggiare qualcosa di nuovo, ma nonostante tutto sul podio delle ordinazioni troviamo sempre la Miscelada, l’Anonimo Barone ed il Cetriolone.”
La città di Messina nel vostro progetto vi ha più aiutato o ostacolato?
“Messina è una bella città, ma è un po’ difficile soprattutto sotto certi punti di vista e di conseguenza abbiamo dovuto scontrarci con tanti limiti ed ostacoli, basti pensare al fatto che quello che dovrebbe essere il salotto della città, come del resto lo sono le Gallerie in città come Roma, Napoli, Milano, qui è diventato invece la location delle multinazionali. Noi siamo gli unici che negli anni hanno resistito, tutti gli altri che aprivano chiudevano poco dopo. La Galleria Vittorio Emanuele meritava e meriterebbe dei bei negozi, ristorantini particolari, librerie, cocktail bar. È un luogo che, anche solo per vocazione, dovrebbe essere un punto di riferimento e di aggregazione per generare cultura ed invece è stato sempre sottovalutato, diciamo in un certo senso “maltrattato”, e relegato alla vita notturna quando meriterebbe di essere vissuto anche di giorno nel giusto modo.”
Progetti per il futuro?
“Vogliamo investire ulteriormente nel percorso che abbiamo già iniziato per la rivalutazione e riqualificazione della Galleria, collaborando anche con l’Amministrazione Comunale, per farla diventare un punto di riferimento per organizzazioni di eventi come presentazioni di libri e tanto altro. Se fino ad ora da ScaccoMalto abbiamo dato più spazio alle birre artigianali, adesso, vogliamo puntare ad ampliare la zona dedicata alla whiskeria ed è in arrivo anche l’apertura di un nuovo ristorantino: “Zi Dima” in onore dell’omonimo personaggio della novella pirandelliana La Giara, che rispecchiandone le caratteristiche, dato che era un uomo sincero, umile, modesto ed autentico, sarà incentrato sulla cucina siciliana tradizionale con qualche piccola rivisitazione in chiave contemporanea.”
Qual è il vostro P.S. (Post Scriptum)?
“Al Le Roi non piove mai.”