MESSINA. La sentenza con la quale il Tar di Catania ha “salvato” l’agrumeto di villa Pugliatti, bocciando il ricorso del comune di Messina contro l’apposizione del vincolo di tutela posto dall’Assessorato ai Beni Culturali, ha lasciato degli strascichi. A commentare nella vicenda è il consigliere comunale del Pd Alessandro Russo, che già in passato se ne era interessato, che invita il sindaco Federico Basile a non proseguire con un ulteriore ricorso al Cga.
“Il TAR ha rigettato le ragioni del Comune di Messina, non ritenendole sufficienti a superare il vincolo di interesse collettivo che la Soprintendenza di Messina ha posto prima sulla Villa e successivamente sul Fondo attiguo, che è caratterizzato dalla presenza di un agrumeto ordinato e organizzato secondo delle tecniche irrigue e di coltivazione che, per la loro singolare testimonianza etno-antropologica e culturale, sono beni da ritenere essenziali per la nostra storia cittadina.
Negli scorsi mesi, su questo argomento, ho inviato delle note rivolte agli uffici comunali e alla S.S. proprio per comprendere le ragioni per le quali il Comune di Messina stesse opponendosi alla apposizione del vincolo della Soprintendenza sul fondo di Villa Pugliatti. Purtroppo, gli atti che, tramite formali richieste di accesso, chiesi di poter visionare sono stati esclusi dalla visione: per le vie brevi, in Soprintendenza, ho appreso successivamente che era intenzione dell’Amministrazione utilizzare ampie parti dell’agrumeto di Villa Pugliatti come area progettuale della piastra logistica Sud: da qui, l’opposizione al vincolo sui luoghi.
Alla luce di quanto messo in evidenza dalla sentenza del TAR, tuttavia, ritorno a ribadire ancora una volta in questa sede come il fondo di Villa Pugliatti e la vicina villa siano gli ultimi esempi di una tradizione agricola e di organizzazione produttiva della città di Messina: la zona, come più volte denunciato, appare da anni devastata da insediamenti urbani che hanno cementificato e deturpato irrimediabilmente la zona interessata. Il bene in sé, pertanto, riveste importanza innegabile per la nostra città; non si può e non si deve tollerare che anche questa parte significativa della nostra città venga eliminata per sempre.
Si comprende bene la necessità dell’Amministrazione di procedere alla realizzazione della piastra logistica, soprattutto alla luce della urgenza di liberare dal traffico pesante la città di Messina. E tuttavia, insistono nell’intera area interessata altri spazi dismessi e non utilizzati, degradati e certamente non interessati dalla presenza di beni culturali così rilevanti per la città di Messina. Ci si chiede le ragioni per cui, quindi, la progettazione preliminare della piastra non abbia finora mai considerato di utilizzare quegli spazi, piuttosto che procedere all’esproprio per successiva demolizione dell’ultimo spazio superstite di agricoltura tradizionale della città di Messina. Le motivazioni addotte dal Giudice Amministrativo, in tal senso, appaiono allo scrivente quasi definitive: sia la procedura adottata, che gli atti di vincolo sono perfetti dal punto di vista normativo. Inoltre, le ragioni di apposizione del vincolo culturale sui beni interessati sono sottolineati per ben due volte, a distanza di anni: a significare in tal modo, come l’apposizione del vincolo non sia una scelta peregrina o casuale, bensì voluta e ribadita dall’Amministrazione regionale.
Non appare semplice, a quanto emerge dalla sentenza, ribaltare in sede di secondo grado amministrativo il giudizio del TAR. Le motivazioni tecniche e specialistiche necessarie per smentire ben due disposizioni della Soprintendenza richiederebbero ingenti sforzi anche economici da parte del nostro Comune. Orbene, così stando le cose, è bene ricordare in questa sede — come del resto emerge anche dal dispositivo di sentenza — come la progettazione della piastra logistica sia ben lungi dall’essere definitiva. Si è ancora in fase di studi preliminari, che non richiedono, pertanto, il sacrificio della Villa e dell’agrumeto attiguo. Una fase preliminare che potrebbe, senza nocumento per l’iter della piastra, prevedere una rimodulazione delle aree interessate dal progetto, al fine di escludere definitivamente le aree interessate dal vincolo dei Beni Culturali o ripensare il progetto considerando anche le fondamentali necessità di tutela e sopravvivenza dell’area interessata. Cosa impedirebbe, in questa fase, una modifica della progettualità preliminare, una riperimetrazione delle aree interessate? Non si è certamente in una fase avanzata dell’iter, serve pertanto ripensare quanto finora fatto per tenere conto della decisione della sentenza del TAR.
Alla luce di quanto sopra, Signor Sindaco, preme allo scrivente consigliere, che segue la vicenda da diverso tempo, sinceramente osteggiando la scelta dell’Amministrazione— apparentemente incomprensibile — di non tenere conto delle richieste del territorio, di comitati cittadini, di semplici residenti che richiedevano e richiedono il rispetto di un bene così essenziale e comunitario per la nostra città, sottoporre alla S.S. l’opportunità di non procedere con il ricorso al CGA contro la sentenza del TAR e di dare indirizzo agli uffici tecnici del Comune di ripensare la progettazione della piastra logistica in maniera tale da escludere il fondo Pugliatti e la villa, riperimetrando le aree interessate al fine di assicurare che l’interesse a realizzare l’infrastruttura non configga con l’interesse, altrettanto importante, di preservare una delle ultime e preziose testimonianze della Messina che fu. Del resto, si ricorda come le motivazioni della sentenza del TAR restringano a tal punto la possibilità di ricorrerla in secondo grado da rendere tale ipotesi estremamente temeraria.