MESSINA. «Sulla nave Handala non c’era Antonio Mazzeo, ma eravamo centinaia di milioni. Non è stata un’esperienza individuale, perché ho sentito i corpi e il respiro della tantissime persone che volevano guardare negli occhi le bambine e i bambini di Gaza». Dopo il rientro in Italia, l’attivista Antonio Mazzeo racconta la sua esperienza alla stampa, ai margini dell’incontro con il sindaco Federico Basile a Palazzo Zanca. «La solidarietà della città di Messina è stata sorprendente. Non c’è un’ora in cui non pianga. La città ha espresso uno dei suoi momenti migliori», commenta, specificando come il sostegno nei suo confronti sia avvenuto da ogni parte politica: «Non c’era la necessità di comprendere: da una parte i buoni, dall’altra i cattivi».
«Non ho avuto paura – prosegue, – ma c’è stato un momento che mi ha fatto veramente male, e questo lo dico non da attivista ma come insegnante. Guardando le forze armate israeliane ho visto che erano ragazzi e ragazze di venti, diciannove, diciotto anni. Ho visto gli occhi delle mie alunne e dei miei ex alunni: quella è stata una grande sofferenza. Ho capito cosa significa la banalità del male. Spesso li ho guardati in faccia e loro abbassavano negli occhi. Sono persone che senza problemi vanno a uccidere, però sono bambini, e questo è un insegnamento che dovremmo apprendere tutti: attenzione, perché se si semina odio, se si semina violenza, anche quelli che sono i nostri figli – e i loro sguardi erano sguardi buoni – in un’intossicazione ideologica possono diventare delle macchine infernali capaci di uccidere e di far morire di malnutrizione decine e centinaia di migliaia di persone».