Venera Leto, classe ’83, nasce e cresce a Castroreale, tra le colline boschive, impara a leggere all’ età di tre anni e da allora non ha più smesso. Da sempre una sua caratteristica è quella di riempire fogli bianchi con parole e disegni. Si laurea in architettura e consegue un Dottorato di ricerca in Architettura del Paesaggio così, dopo aver studiato e lavorato all’ estero, fortunatamente, torna a Messina dove inizia la sua esperienza al Retronouveau, live club dello Stretto, e nel 2017 dà il via alla sua avventura con Colapesce – libri, gusti, idee credendo fortemente nella relazione tra architettura, luogo e relazioni sociali. Una scelta che l’ha portata, dunque, a offrire alla città di Messina uno spazio, di fondamentale importanza, che da allora ha sempre portato avanti, in prima persona e coadiuvata fantasticamente da un girl power team, in modo coraggioso, coscienzioso e all’ avanguardia, frutto della sua competenza, sensibilità e capacità di sapere leggere fatti, cose e persone ben oltre la superficie. Colapesce, infatti, è un posticino prezioso, capace di parlare un linguaggio universale, diventato una seconda casa per studenti, professionisti, amici, artisti e per tutti coloro che vengono da fuori. Casa dolce casa per Carlotta, gattina resident, che passando tra i tavoli regala sorrisi e fa il pieno di coccole. È un luogo, coloratissimo, di resistenza e rivoluzione culturale che, tra un buon calice di vino ed il profumo della carta stampata, propone una vasta ed interessante proposta di eventi, sempre sul pezzo, tra presentazioni di libri, mostre, musica, momenti di dibattito e di approfondimento. La mission è proprio quella di creare rigenerazione urbana e inclusione sociale attraverso la cultura: dal volontariato all’ impegno ambientalista ed animalista, alle lotte di sensibilizzazione contro ogni tipo di forma di discriminazione e violenza, ai femminismi, al tema dei corpi, alle tematiche LGBTQ+, ai collettivi arcobaleno, ma anche arti visive, rivalutazione e promozione del territorio e dei suoi prodotti, amore per la lettura e focus sull’importanza di fare rete. Tantissimi sono i progetti che Venera, oltre a svolgere un vero e proprio lavoro di scouting alla scoperta di piccoli editori ed autori, ha portato e continua a portare avanti da Colapesce, spesso anche in collaborazione con scuole, associazioni, realtà private o pubbliche, come i gruppi di lettura o scrittura, l’iniziativa “Letture Erranti”, “Allitterate”, “Leggere il paesaggio”, “Siamo Strette”, “Patto Lettura” e tante altre ancora. Quello di Colapesce è un universo che non solo è, ed è stato, capace di far sentire le persone che lo vivono, appartenenti a diverse fasce d’ età e generazioni, parte di tutto quel fermento e movimento socio-culturale che nelle grandi città è all’ ordine del giorno, ma è stato capace di dar vita ad una grande famiglia, sdoganando tanti luoghi comuni del relazionarsi a Messina. Una libreria indipendente, un caffè letterario, enoteca e luogo d’ incontri ma, in primis, un posto dove si fa cultura e socialità grazie alla condivisione e non all’ autoreferenzialità. Un piccolo pezzo di cuore dove chiunque può sedersi da solo senza essere, o sentirsi, veramente solo.
Come e quando è iniziato il tuo percorso con Colapesce – libri, gusti, idee?
“Un momento molto importante nella mia formazione è stato quello del Dottorato, e quindi la mia attività di ricerca in Architettura del Paesaggio, perché ha un po’ modificato il mio modo di vedere la città e le cose. E la scoperta e l’ arrivo di questo cambiamento si collega anche a quello che è successo con Colapesce: ad un certo punto della mia carriera mi sono resa conto che ero più interessata a quello che succedeva dentro ai contenitori rispetto che a progettare il contenitore in sé, ovvero a coltivare le relazioni sociali, a fare rete, a divulgare l’ amore per la bellezza e per il proprio territorio, anche attraverso i libri, e far sì che attraverso questa passione ci si possa prendere cura della città e fare, di conseguenza, anche rigenerazione urbana. Questa è la mia ambizione più alta. Nel 2017 c’ era questo posto molto carino che si chiamava e continua a chiamarsi Colapesce che stava per chiudere, perché i due fratelli che avevano deciso di aprirlo avevano preso delle scelte differenti di vita ed avevano deciso di lasciare Messina, e così è capitato che in qualche modo Colapesce mi ha trovata e da allora non ci siamo più lasciati, perché quella che doveva essere una sfida lo è diventata e lo è ancora tutt’ oggi.”
Che cos’ è Colapesce – libri, gusti, idee?
“Colapesce è sicuramente uno spazio intorno a cui si è creata una comunità. Dopo tanti anni questa è la vittoria più grande, perché a volte sottovalutiamo l’importanza della socialità e comunque di essere un gruppo. Colapesce ha questa fortuna perché attorno ci sono delle persone che sono la sua linfa: artisti, professionisti, studenti, amici, ognuno di loro ci regala un pezzettino e tutto questo permette a Colapesce di esistere.”
Cosa succede da Colapesce – libri, gusti, idee?
“Colapesce è un luogo di resistenza culturale, come dico sempre, perché c’ è una scelta abbastanza precisa che è quella di privilegiare un certo tipo di editoria che è quella indipendente. Sotto questo punto di vista, quindi, si crea un lavoro quasi artigianale dato che lavoro direttamente con gli editori evitando il più possibile la grande distribuzione. Così facendo si sposa il progetto editoriale di ogni singola casa editrice e si porta avanti. E questo è un lavoro importante, diciamo che se volessimo fare un parallelismo tra libreria e supermercato potremmo riassumere il tutto immaginando una libreria con grandi marchi proprio come un supermercato, mentre Colapesce come una piccola bottega, una “putia”.”
E per quanto riguarda i gusti?
“C’ è un altro aspetto che per me è molto importante e che, di conseguenza, ho trasferito in Colapesce: la sensibilità verso le altre specie e quindi uscire fuori da questo antropocentrismo che ormai ha creato un conflitto insanabile con la realtà. Questo succede con un attivismo, che svolgo in prima persona, cercando di aiutare gli animali più in difficoltà. Colapesce, dunque, è un luogo che sposa l’attivismo animalista: abbiamo adottato un orso con il WWF ed ogni mese conferiamo una donazione al gattile di Messina. Tutto ciò, inoltre, si ripropone da Colapesce facendo anche una ricerca sui cibi e facendo una scelta che è quella di eliminare tutti i derivati animali andando ad offrire prodotti di qualità creati da piccole aziende nel rispetto di tutti. Stessa cosa succede con il vino, ed in quest’ ambito si ripropone anche lo stesso discorso dei libri, non ho cantine grosse e/o che appartengono alla grande distribuzione ma cantine piccole, quasi a conduzione familiare, dove il vino è davvero un prodotto del paesaggio in senso stretto. Con la birra accade la stessa cosa dato che cerchiamo di privilegiare il territorio. Da anni abbiamo, ad esempio, un rapporto di collaborazione con il birrificio artigianale indipendente Rock Brewery, che si trova a Brolo, proprio perché cerchiamo di mantenere questo filone sponsorizzando delle attività presenti sul territorio e che sono nate parallelamente a noi. Con Rock Brewery quest’ anno abbiamo, addirittura, creato una birra che è la Colapesce e che rappresenta il frutto da gustare nato dalla nostra collaborazione.”
E per quanto riguarda le Idee?
“Da Colapesce c’ è un modo diverso di approcciarsi alla cultura in generale, spesso ci sono quasi degli stereotipi in anche in tal senso anche per quanto riguarda le presentazioni dei libri che a volte avvengo in maniera un po’ noiosa, ex cathedra, con questo divario che si crea tra l’autore ed il pubblico. Ecco questa cosa cerco di evitarla: le presentazioni che avvengono da Colapesce devono essere davvero un momento di divulgazione, di confronto e di scambio, a volte, infatti, per stimolare il dibattito creo anche una forma circolare alla platea. Quello che mi piace è sempre cercare di interagire con gli autori in maniera orizzontale e, quindi, magari coinvolgendo tutte le realtà del territorio che si possono interfacciare con l’argomento. Per esempio se portassi un libro di Lorenzo Guadagnucci, che si occupa di attivismo, ancora non è mai capitato ma mi piacerebbe tanto che venisse, come “Restiamo animali” allora andrei a contattare ed invitare la Lav – Lega Anti Vivisezione presente sul territorio. Ecco questo tipo di lavoro e di svolgimento della presentazione succede di volta in volta a seconda dell’argomento trattato. E mi piace, soprattutto, che ci sia sempre un dialogo con chi a Messina è vicino e tratta le tematiche protagoniste dei vari incontri. Idee perché Colapesce, inoltre, è anche uno spazio espositivo. C’è anche questo aspetto, importante, legato alla creatività e dare anche la possibilità, e dunque proprio lo spazio, a chi ha qualcosa da dire e a chi si occupa di arte visiva di potersi esprimere.”
Quali sono le tematiche che Colapesce abbraccia?
“Tutto quello che ruota attorno agli ultimi, mi piace dire, e quindi alle minoranze che siano legate alla razza, che siano legate agli animali non umani, che siano legate alla donna. Battaglie legate, quindi, ai femminismi, al volontariato, all’animalismo, contro ogni forma di violenza e discriminazione che sia di sesso, di genere, di orientamento o legata al corpo. Ed ancora, oltre ovviamente alla lettura, musica, arte, architettura, fotografia, arti visive, paesaggio e territorio.”
Che rapporto ha la città di Messina con la lettura? Abbraccia lettori di tutte le età?
“In realtà come in tutte le cose, al di là dell’età, bisogna trovare anche un modo divertente di interagire con la lettura altrimenti si cade nello stereotipo classico del leggere da soli e senza confrontarsi con gli altri. Quello che mi piace fare e che sto sperimentando negli anni, notando come abbia un’ottima risposta, è creare dei momenti di confronto collegati alla lettura anche perché spesso lo stesso libro raccontato e confrontato con altri ti porta a scoprire degli aspetti che invece leggendolo in solitudine non si possono cogliere. Il tutto si traduce, quindi, nel pensare alla lettura come ad una forma di socialità e trovare anche dei modi divertenti che siano inframezzati attraverso le performance, le arti, la danza, ma anche il teatro. Immaginare di fare un nuovo tipo di divulgazione. La lettura è una livella, crea un legame molto forte che non ha età, abbatte ogni barriera che sia essa generazionale o legata al genere. Le esperienze che abbiamo avuto grazie al gruppo lettura o anche al gruppo scrittura, sono state esperienze molto belle perché hanno messo proprio in risalto, e ci hanno fatto capire, come la lettura ha il forte potere di essere un catalizzatore sociale.”
Tre libri che racchiudono l’anima di Colapesce?
“Di libri ce ne sarebbero tanti, ma dovendo sceglierne tre cito quelli attinenti a questo momento: “La Palestina è una questione femminista” Edizioni Allegre perché mi sembra urgente avere uno sguardo di questo tipo dal momento che siamo inerti difronte a quello che è un genocidio nel 2025, e si collega anche ai femminismi che è un tema molto caro a Colapesce, “Restiamo animali” di Lorenzo Guadagnucci per la sfera animalista, ed il terzo è un po’ particolare “Vestiti Musica Ragazzi”. È un libro che racconta il punk londinese e mi piace perché è molto trasversale, è la voce di una donna che racconta di musica e di arte, e ci rispecchia tanto.”
Tre momenti significativi accaduti da Colapesce durante questi anni?
“Tanti sono stati i momenti emozionanti, belli e significativi ma dovendone scegliere tre direi senza dubbio quando Colapesce è diventato “Punto Viola” di DonneXStrada ovvero un luogo sicuro e sensibilizzato contro la violenza di genere e per la sicurezza in strada delle persone, quando ci siamo costituiti insieme a Italia Nostra, Lega Ambiente, Lunaria, Cantiere dell’Incanto, e ASS. Parco Ecologico San Jachiddu comunità di patrimonio PAESAGGIO OLTRE FORTE, e quando Carlotta mi ha scelto, ed ha scelto Colapesce, diventando la nostra gattina resident.”
Qual è il tuo P.S. (Post Scriptum)?
“Leggere crea indipendenza! Scegliere le proprie letture presso una libreria indipendente significa sostenere la cultura e la libertà di fare cultura prediligendo le relazioni umane e uscendo dalle logiche di mercato.”