MESSINA. “Quanto alla gestione commissariale presa in esame in questa sede, dagli atti emerge, in maniera lapalissiana, come essa sia stata in grado di alleviare significativamente i disagi delle popolazioni colpite e di avviare e portare a termine numerose opere di una certa rilevanza e necessarie per il territorio, attingendo a larga parte delle risorse disponibili. Analogamente, anche l’Amministrazione subentrata alla gestione commissariale è riuscita a raggiungere obiettivi soddisfacenti, attivandosi fino alla data ultima di chiusura della contabilità speciale e riuscendo pure a conseguire un discreto risparmio di spesa. Ne consegue che la gestione, nel suo complesso, ha certamente raggiunto con efficacia ed efficienza gran parte degli obiettivi fissati dalle diverse ordinanze emesse in materia nel corso degli anni”.

Ci sono volute 74 pagine perchè la Corte dei conti arrivasse alla conclusione: a Giampilieri, le gestioni commissariali prima, e le amministrazioni dopo, hanno eseguito le opere di messa in sicurezza del territorio in maniera ineccepibile. Lo hanno scritto nero su bianco, il 18 novembre scorso, Luciana Savagnone, Antonio Nenna e Giuseppe Di Pietro, il collegio di magistrati contabili che hanno relazionato sul “rendiconto della contabilità speciale istituita per l’emergenza in materia di dissesto idrogeologico” di Messina, dichiarata con decreto della presidenza del Consiglio dei ministri nell’ottobre 2009, subito dopo la tragedia di Giampilieri, e sulle spese sostenute, nel corso dell’esercizio 2012, dal Commissario delegato e dal Soggetto attuatore per l’emergenza, l’allora presidente della regione Raffaele Lombardo e l’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca.

Un lavoro titanico che ha interessato 917 procedimenti di spesa in capo al Commissario delegato, 4951 ordinativi di pagamento (per un esborso complessivo di oltre 36 milioni di euro) e di 22 ordinativi. Secondo l’ordinanza, per superare l’emergenza di Messina c’era possibilità, per la struttura commissariale, di derogare dalla normativa statale e regionale, anche in materia di appalti, “ove ritenuto indispensabile e sulla base di specifica motivazione”. In totale, le somme accreditate dal 2009 al 2016 sono state pari a 227 milioni di euro (per 150 interventi), i pagamenti effettuati sono stati oltre 197 milioni, i rientri e i riaccreditamenti 5.3 milioni, con un saldo di cassa al 31 dicembre 2016 pari poco meno di 35 milioni.

Come sono stati spesi? Con giudizio, spiega la Corte dei conti: al 31 dicembre 2012, il personale dell’Ufficio commissariale constava di 88 unità. “La possibilità di utilizzare personale tecnico specializzato – scrivono i magistrati contabili – ha consentito di ridurre considerevolmente i costi complessivi, nonché di assicurare la tempestività dell’attuazione del programma di messa in sicurezza del territorio, atteso che la progettazione e la gestione di tutti gli interventi è stata gestita all’interno, senza procedere all’affidamento di nessun incarico a professionisti esterni“. La maggior parte dei progetti fu redatta dal Genio civile messinese, allora guidato dall’ingegnere capo Gaetano Sciacca.

Rispetto ai 150 interventi previsti dal Piano, 41 erano quelli classificati “primi interventi urgenti”, 29 erano le opere “urgenti di cui si è riscontrata la necessità a seguito delle risultanze dei primi sopralluoghi e studi del fenomeno calamitoso”, 19 le iniziative “urgenti” per le quali “si è trovata la copertura finanziaria solo dopo la prima fase emergenziale, anche se non nella loro totalità”, mentre 57 non erano ben definiti dalla relazione, ancorché inseriti nella tabella riepilogativa (e, pertanto, con un presumibile inferiore livello di priorità, sicché “solo alcuni troveranno copertura finanziaria… mentre la gran parte degli stessi potranno essere autorizzati allorquando saranno reperite risorse aggiuntive”).

“Vale la pena di precisare che dei 41 “primi interventi urgenti”, 5 risultano non ancora conclusi; dei 29 dichiarati “urgenti” successivamente, 11 risultano conclusi, 11 in corso di realizzazione e 7 ancora da avviare; dei 19 con copertura finanziaria postuma, 1 risulta già realizzato, 3 in corso di realizzazione e 14 ancora da avviare; i restanti 57 con (presunta) priorità bassa sono tutti ancora da avviare“, puntualizzano però i giudici della Corte dei conti. Nel 2017, al termine della contabilità, restava per esempio da ultimare, a Giampilieri, la sistemazione del versante in sponda destra e sinistra del vallone Puntale – 1° lotto,  i lavori finalizzati alla sistemazione del versante alla confluenza del vallone Puntale con il villaggio Giampilieri Superiore e la sistemazione degli alloggi da destinare agli sfollati.

Qualche imprecisione, inoltre, c’è stata: “Dall’esame della documentazione, è emerso, però, che non erano stati trasmessi i provvedimenti di approvazione di tutta una serie di contratti di appalto, stipulati per l’esecuzione di diverse tipologie di lavori – scrivono i tre magistrati – Nel prosieguo dell’istruttoria, si è accertato che in effetti, in alcuni casi, le amministrazioni aggiudicatrici non avevano proceduto all’approvazione dei contratti, ma che l’esecuzione era stata del tutto regolare, che le spese erano congrue e che le reciproche obbligazioni erano state adempiute compiutamente, senza dar luogo a nessun genere di contestazione”.

In conclusione? “L’ampiezza delle previsioni dell’O.P.C.M. (ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri, ndr) ha portato ad un grado soddisfacente di realizzazione degli interventi. Come illustrato analiticamente in precedenza, infatti, al del 31 dicembre 2012 sono state gestite diverse opere significative ed utili a garantire la stabilità idrogeologica di un territorio così gravemente compromesso”, recita la delibera della Corte dei conti. “Successivamente, gli interventi sono stati gestiti proficuamente dall’Amministrazione subentrata all’Ufficio commissariale”. Anche se, ammettono i giudici, “non si è in possesso di relazioni tecnico – scientifiche utili a comprendere se le gravi criticità specifiche del territorio abbiano trovato o meno una soluzione adeguata e valida a garantire, nel medio e lungo termine, una sufficiente stabilità degli assetti idrogeologici di una zona così problematica. Le complesse criticità geomorfologiche del bacino idrografico regionale dovrebbero portare ad una programmazione globale più intensa e aggiornata e ad un uso più consapevole del territorio”

 

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