MESSINA. Ci sono voluti due anni, ma finalmente a Letojanni qualcosa sembra muoversi. Il Cas, consorzio autostrade siciliano, ha annunciato che “entro il 18 ottobre” sarò consegnato il progetto esecutivo dell’intero intervento sulla frana che due anni fa ha invaso una intera carreggiata dell’A18.

Significa che si inizierà a lavorare dal 19? No. Secondo norma, è prevista prima l’approvazione e poi la gara d’appalto a cura del soggetto attuatore, la Protezione Civile Regionale.

All’origine del ritardo c’è proprio un rimpallo di competenze tra i due enti regionali: “Va precisato che nell’intera vicenda il Cas è parte lesa per avere subìto, oltre che l’invasione della carreggiata autostradale, rilevanti danni,  e non avrebbe potuto neppure provvedere a mettere in sicurezza il territorio per liberare l’autostrada in quanto quell’attività rientra nella esclusiva competenza della Protezione Civile e del Comune di Letojanni“, si legge in un comunicato del Consorzio, che lamenta come “da allora, chiunque affronti la questione ne attribuisce la responsabilità al Consorzio con evidente danno anche d’immagine per lo stesso”.

Nel comunicato, poi, si ripercorrono le fasi della vicenda: nel maggio 2016 (sette mesi dopo la frana) la Protezione Civile Regionale nomina il suo dirigente generale Calogero Foti soggetto attuatore: a novembre 2016, un anno e un mese dopo la frana, Foti nomina “Ente Attuatore” il CAS ed il relativo RUP per tutti gli adempimenti, normativamente disciplinati, per la progettazione di livello esecutivo. Sempre a novembre il CAS impegna oltre sei milioni di euro (“propri fondi”, specifica il comunicato) per i lavori. La restante quota di quattro milioni è stata ammessa a finanziamento.

Dal punto di vista dei lavori, il Cas sottolinea di aver effettuato “energici interventi di messa in sicurezza del piede della frana, realizzando una provvisoria massicciata drenante sulla cui sommità è stata posta una rete paramassi” all’indomani della frana. nel frattempo, “è emersa l’esigenza (a seguito di ulteriori indagini geognostiche integrative) di calibrare l’intervento di stabilizzazione del pendio attraverso la realizzazione di una paratia e di una doppia galleria artificiale sulle carreggiate di monte e di valle”.

Nel frattempo sono trascorsi due anni, la frana è ormai indistinguibile dal pendio e sopra ci ci è cresciuta una folta vegetazione.

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