Mentre in Italia due o tre simil influencer si offendono perché qualche sporco meridionale ha osato porre un dubbio sulla possibile propagazione del virus da parte degli abitanti della regione più colpita in vista di eventuali viaggetti estivi, in America come saprete sta succedendo di tutto, e niente di questo tutto è positivo. Per farla breve, molto breve, c’è stato l’ennesimo omicidio dal forte retrogusto razziale da parte delle forze di polizia, Trump si sta mostrando ogni minuto che passa sempre più inadatto a un ruolo più grande diverso da capocondominio in una casa indipendente, la gente è in strada per pesanti rivolte nei vari stati. In Italia la colpa in casi simili è sempre di chi reagisce, l’arresto in diretta di una incolpevole troupe della CNN conferma una linea comune tra le grandi democrazie mondiali. E noi? Noi siamo qui a raccontarci il mondo attorno, con cinque canzoni di fuoco per provare, a modo nostro, a rendere omaggio alle vittime di questa vergogna.

Kendrick Lamar – i

Non il video ufficiale, ma la versione del disco. Perché To pimp a butterfly è un ascolto fondamentale per capire cosa sta succedendo in questi giorni, in queste ore dall’altra parte dell’oceano. Questa, The blacker the berry, King Kunta, Alright, tutti brani adatti per comprendere la situazione afroamericana negli Stati Uniti. E nel discorso a metà brano Kendrick lancia l’allarme ma non si limita a quello, dà anche la soluzione incitando all’unione, a non essere i primi nemici di loro stessi. La violenza di questo disco è successivamente emersa nei discorsi di chi non ci aveva capito nulla, come Geraldo Rivera di Fox News, che ha pubblicamente accusato in diretta Lamar di incitare a una sorta di razzismo al contrario—una di quelle teorie di cui avremmo volentieri fatto a meno vita natural durante.

Lucci – La collina

In Italia quello che è successo a George Floyd e tanti altri è spesso ufficialmente colpa della vittima, epilessia e altre teorie macabramente fantasiose che vanno in netto contrasto con i fatti certificati, perché in questo paese molti sono convinti che il contraddittorio sia un atto dovuto anche sui fatti, e le opinioni a volte, se espresse da chi ha un peso importante, cominciano a contare di più. La collina è un omaggio a De André, una versione aggiornata agli anni ’10 degli ultimi, delle storie, di chi ha dato o è diventato un esempio. Da Stefano Cucchi a Mario Monicelli, passando per Eluana Englaro e Vittorio Arrigoni. E Lucci è un cantastorie straordinario come sempre.

Fabrizio De André – Canzone del maggio

Sì, probabilmente è un cliché, ma la forza dirompente di Storia di un impiegato non può essere messa da parte: la Canzone del Maggio di De André deve trovare posto tra queste cinque, perché stiamo vedendo in tv e sui social qualcosa che non è *così* lontano, qualcosa che anche a livello ideale esiste anche da noi. Tirare la corda, viaggiare su quel filo sottile (qualora esistesse) che distingue populismi e alcuni estremismi, segna una strada terribilmente pericolosa. Non possiamo sottovalutare l’impatto delle parole di alcuni politicanti che si credono superiori a leggi e morale, non possiamo sottovalutarne specialmente le conseguenze. Perché ogni azione comporta una reazione, e questo dovrebbe essere noto a tutti, anche ai presidenti che non indossano la mascherina in pubblico perché li fa sembrare deboli e poi twitta parole becere infuocando l’odio mentre si trova al sicuro nel bunker della casa bianca.

Nina Simone – I Wish I Knew How It Would Feel To Be Free

“E vorrei sapere cosa si prova a essere liberi / Vorrei poter spezzare tutte le catene che mi trattengono / Vorrei poter dire tutte le cose che mi piacerebbe dire / Dirle a voce alta, dirle chiaramente perché il mondo intero possa ascoltarle / Vorrei poter condividere tutto l’amore che è nel mio cuore / Rimuovere ogni dubbio che ci tiene divisi / E vorrei che voi poteste sapere cosa vuol dire essere me / Allora vedreste e sareste d’accordo che ogni uomo dovrebbe essere libero”. #BLM

Patti Smith – People have the power

Mi rendo conto che gli argomenti odierni non siano dei più felici—ed è pur sempre lunedì, sono d’accordo con voi. Allora la chiusura vuole essere ispirata, un modo per tenere comunque su la testa davanti a quello che succede, per poterci continuare a guardare fieramente in faccia e allo specchio, con la consapevolezza che la gente ha il potere. La gente che sa ribellarsi, e in un’epoca come questa la ribellione consiste nello studiare, nel non credere ciecamente a slogan e propaganda sbattuta in faccia da mostri populisti che cercano solo di aizzare il popolo contro uno spauracchio. Il potere più grande è nella nostra mente, qualunque sia la nostra visione politica, perché tutto deve partire da una consapevolezza unica e comune: la razza umana, nella sua complessità, viene prima di tutto. Il benessere, il rispetto tra pari, senza che ruoli istituzionali o di potere possano intaccare valori che dovrebbero essere universali.

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