«Stammi a sentire, Montag: a tutti noi una volta nella carriera, viene la curiosità di sapere cosa c’è in questi libri; ci viene come una specie di smania, vero? Beh, dai retta a me, Montag, non c’è niente lì, i libri non hanno niente da dire!»

Cosa lega “Fahrenheit 451”, il film diretto da Francois Truffaut nel 1966, a Messina? Innanzi tutto una monorotaia, quella utilizzata dal regista in contrapposizione alla linea ferroviaria abbandonata che conduce agli “uomini libro”, ovvero a coloro che nel romanzo scritto da Ray Bradbury nel 1953 continuano a ribellarsi e a divorare gli scritti che una società interamente mediatica ha deciso di distruggere attraverso i vigili del fuoco, chiamati ad incendiarli.

Oltre alla monorotaia (nel film, quella di un chilometro e mezzo realizzata nel 1959 nei pressi di Châteauneuf-sur-Loire dalla Safege e dismessa nel 1970), che è il segno della città pensata da Cateno De Luca, l’altro legame con la pellicola sono i vecchi binari abbandonati, quelli del bistrattato Tram, il mezzo difeso dagli “uomini libro” peloritani, quelli che, magari, prima di entusiasmarsi, si documentano o provano di persona ciò che viene messo all’indice.

Con il nuovo sindaco, la città è entrata rapidamente in un clima da fantascienza distopica dove regnano Facebook, i video di Cateno De Luca e i suoi annunci. E documentarsi, leggere libri (o, in sostituzione, utilizzare la rete secondo le reali potenzialità che offre: informazioni) è cosa mal vista, pratica da rosiconi, mania dei nemici di enunciate sorti progressive che, dal web alla realtà, vivono però sotto il tetto di una radice quadrata che riporta tutto alla quotidianità.

Trenta giorni di sindacatura, trenta giorni di annunci, migliaia di commenti ai dibattiti che nascono sul social e vedono i sostenitori del sindaco come il corpo dei vigili del fuoco del romanzo di Bradburry: dal blocco delle assunzioni alle privatizzazioni, dal tram alla monorotaia, un fritto misto che ha intasato le pance di chi ha votato, lasciando libera la bocca per parlare e pontificare, senza, per questo, argomentare.

Eppure, Cateno De Luca me lo ricordo bene, quando seguivo la politica regionale per un giornale defunto nel 2015. Fu lui, quando gli altri negavano, a fare realmente i conti in tasca alla Regione, riportando i debiti delle società partecipate nel bilancio generale, mostrando così a tutti come il deficit sostanziale fosse di cinque miliardi. E poco importa che, per denunciare questa e altre cose, si fosse anche messo in mutande brandendo un Pinocchio, perché a gridare “il Re è nudo”, per la prima volta, era stato proprio De Luca.

Una cosa dovrebbe fare il sindaco, prima di tutte le altre: staccarsi dai social e lavorare come ha dimostrato di saper fare in altre occasioni, limitando a Facebook le comunicazioni sui risultati raggiunti e bandendo definitivamente annunci che, francamente, sanno solo di rimasticate tecniche di “distrazione di massa”, oggi tornate prepotentemente di moda.

Perché, di questo passo, non mi sorprenderebbe se, al posto della monorotaia, il primo cittadino proponesse gli “scecchi che volano”. Tra le ovazioni generali…

 

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