MESSINA. Che la Regione Sicilia avesse compiuto una “ingiustizia” nei confronti dell’Atm era chiaro a tutti tranne all’attuale Amministrazione, che ha prospettato sin dal suo insediamento un quadro drammatico della situazione economica dell’azienda in vista della sua liquidazione. A dare ragione, adesso, alla gestione “Foti” e al bilancio lasciato dal vecchio CdA, è il CTU del Tribunale di Messina, il cui parere redatto e consegnato ufficialmente lo scorso 11 dicembre 2018, è stato in favore dell’azienda dei trasporti, nel contenzioso avviato con la Regione, per quanto riguarda i contributi regionali non ancora erogati da Palermo per i chilometri percorsi dai mezzi dell’Atm. Si tratta, cioè, di una cifra compresa fra 2 e 9 milioni di euro più iva che l’Atm percepirà per i bilanci del 2015 e del 2016 dopo la sentenza definitiva del giudice Mirenna,  alla luce delle interpretazioni e le modifiche alla legge regionale n 68/1983 che la Regione ha operato dopo il 2012 .

«Già il parere del ctu ci lascia ben sperare – ha dichiarato Michele Barresi, responsabile regionale Mobilità della Uiltrasporti Sicilia – La verità emerge nonostante quanto dichiarato dall’attuale sindaco». Secondo le direttive del Ministero, l’Assessorato regionale doveva operare delle riduzioni del 20% sui contributi all’azienda soltanto nel periodo che va dal 2012 al 2016. La Regione, invece, ha continuato a operare autonomamente le riduzioni solo per la città di Messina – e non per Catania e per Palermo – anche sulle erogazioni dal 2015 al 2017. «Quando si riceveranno questi contributi i bilanci, già lasciati in pareggio, saranno così in attivo – ha spiegato ancora Barresi – Questa è stata la strategia per far passare il Salva Messina: il consiglio comunale ha liquidato una azienda per motivi economici, mentre la questione non esiste».

Il presidente Pippo Campagna, poco dopo la sua nomina, aveva dichiarato che la “folle” produzione di chilometri da parte dell’Atm fosse stata eseguita andando ben oltre il tetto rimborsabile da parte della Regione. Un investimento che aveva portato, invece,  anche all’assunzione di più personale – gli interinali – e a garantire un lavoro straordinario retribuito agli autisti contrattualizzati. Il rischio era che a dover pagare i chilometri in più e, di conseguenza i lavoratori che lo avevano svolto, dovesse essere Palazzo Zanca. Foti aveva presentato per il riconoscimento delle differenze tra quanto erogato dall’assessorato e quanto dovuto per i chilometri percorsi una richiesta di 13 milioni di euro.

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