MESSINA. E’ stato un Cateno De Luca stranamente silente, soprattutto sui social network, quello che oggi attenderà la sentenza di appello sul “Sacco di Fiumedinisi”, il processo che riguarda vicende risalenti agli anni tra il 2004 e il 2010, nel mirino degli inquirenti i lavori di costruzione di un albergo con centro benessere, ad opera della Dioniso srl, ma anche 16 villette e la realizzazione di un muro di contenimento del torrente Fiumedinisi, tutte opere che secondo l’accusa avevano favorito società dell’allora sindaco del piccolo comune dell’entroterra ionico.

De Luca, impegnato anche nella stesura della relazione sul primo anno di attività, è assente dal suo normalmente affollatissimo profilo Facebook sin dal primo settembre, ma il suo ultimo post su fatti amministrativi, risale addirittura al 25 agosto, prima di andare in ferie.

In primo grado, per De Luca era arrivata la sentenza di assoluzione dall’accusa di abuso d’ufficio e la prescrizione per il reato di tentata concussione derubricato in induzione. Contro questa sentenza la procura aveva presentato appello, sostenendo che De Luca non doveva essere assolto dall’accusa di abuso d’ufficio, e la concussione non andava derubricata: questo non avrebbe permesso la prescrizione.

La richiesta che il sostituto procuratore Adriana Costabile ha proposto in Corte d’appello, nell’udienza del 16 aprile, è di quattro anni e quattro mesi di reclusione, derivante dall’aggravamento della pena per alcuni episodi e la riqualificazione di altri capi d’imputazione.

Se fossero accolte le richieste della Procura generale, la condanna potrebbe farebbe scattare la sospensione delle funzioni  ai sensi della legge Severino.

 

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