Il 1908 ha cancellato i messinesi
Per anni è stato il luogo comune per eccellenza, il leit motiv che ha giustificato qualsiasi orrore. Invece no: per quanto dispersi in tutta l’Italia (basta controllare i registri riguardanti i profughi peloritani all’indomani del sisma), una buona parte di messinesi rientrarono in città dopo il 1908, unendosi agli altri rimasti sul posto. A dimostrare che un senso civico era rimasto, seppur minato dall’assenza di un riscontro visivo (derivato da una città totalmente differente e con sparsi elementi di continuità), il fermento culturale e il processo di “ricostruzione” civica ebbe il suo apice tra la fine degli anni Cinquanta e Sessanta, testimoniato da iniziative culturali, tessuto imprenditoriale e una stagione architettonica di tutto rispetto. La vera cesura, catastrofica, fu verso la fine degli anni Sessanta, quando i non messinesi, giunti dalla Provincia (soprattutto) nel dopoguerra, presero in mano lo scettro del potere, consegnatogli da una borghesia sempre più inattiva e con velleità aristocratiche. Da qual momento, al grido di “A Messina non c’è nenti” e “Il terremoto ha cancellato i messinesi”, sono stati inferti colpi mortali alla continuità col passato e alla valorizzazione di ciò, che col passare degli anni, stava diventando la nuova identità cittadina.
Eccellente articolo. Grazie.
A chi l’ha scritto paperino?