MESSINA. “Le condizioni di gestione della riserva di Capo Peloro, a 18 anni dalla sua introduzione, sono gravi. Emerge un degrado diffuso, con un numero incredibilmente alto di rifiuti che si sono accumulati negli anni, sugli argini e sui fondali. Trasmetteremo il dossier all’ente gestore (la Città metropolitana) e al sindaco metropolitano. Chi ha vigilato in questi anni?”.

E’ il consigliere di LiberaMe Alessandro Russo a sollevare la questione delle condizioni in cui versa la laguna ed i due specchi d’acqua che costituiscono riserva naturale dal 2001, con un atto di accusa verso chi, negli anni, ha lasciato che ampie porzioni di quello che dovrebbe essere un territorio protetto diventasse una discarica a cielo aperto. Ma non solo.

“In area di riserva o preriserva sono state realizzate opere edilizie impattanti, in aree nelle quali c’è un vincolo quasi assoluto. Tutto quello che accade nella riserva è andato esattamente nella direzione opposta a quanto prescrive il regolamento d’attuazione”, spiega il consigliere, che è accompagnato dal campione del mondo di canottaggio Giovanni Ficarra, dirigente della canottieri Peloro, che lamenta l’impossibilità di svolgere attività da diporto “nonostante il regolamento le permetta”, spiega.

“Abbiamo l’autorizzazione all’utilizzo di 700 metri di lago su 1,7 km per vogare con le nostre imbarcazioni. Non abbiamo alcun impatto sulla popolazione animale – spiega Giovanni Ficarra – e se c’è è positiva, perchè sembra che da quando la riserva è stata istituita le specie di uccelli che arrivano nel lago grande a Ganzirri sono aumentate: e in questo periodo, l’unica costante, in mezzo a decine di variabili, siamo stati noi canottieri. Vogliamo poter essere messi in condizioni di remare in maniera tranquilla, nel rispetto dell’ambiente e delle regole. Io ho gareggiato in riserve naturali in tutto il mondo – aggiunge – si potrebbe arrivare ad un accordo, siamo aperti a tutto, a rendere la riserva ancora più tutelata rispetto a quanto non lo sia già”, conclude l’iridato.

Il paradosso è che il regolamento vieta di utilizzare per attività diportistiche (ovviamente senza motore) quella parte di lago in cui lo stesso gestore della Riserva ha piazzato il pontile di discesa in acqua. Oltre, ovviamente, a tutte le attività antropiche al di fuori del lago che producono rumore, rifiuti e disagio per i volatili

“Serve un tavolo tecnico in cui sieda un’autorità terza – ritiene Alessandro Russo – enti che certifichino in maniera scientifica e inattaccabile se quel regolamento introdotto nel 2001 sia ancora oggi valido o vada modificato. Una riserva ha bisogno di un monitoraggio costante per capire se le attività svolte in questi anni sono state efficaci sulla tutela ambientale, anche per capire come gli interessi territoriali devono interfacciarsi con le attività di tutela, se è vero che la popolazione aviaria è addirittura aumentata”, conclude il consigliere di LiberaMe.

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