All’ora di pranzo è morto Keith Flint e mi sono sentito particolarmente spaesato. Flint è stato per la mia generazione qualcosa di fondamentale nel mutamento delle sonorità, e proprio settimana scorsa avevo inserito i Prodigy in playlist perché in questi giorni ricorre il decennale di Invaders must die, disco che adoro; dieci anni da quando scelsi la title track tra i brani da mandare nel primo programma radiofonico in cui avessi effettivamente potere di firma. Ho letto Emiliano Colasanti, uno che questa cosa della musica la maneggia particolarmente bene, sostenere che Flint è stato il Sid Vicious della Generazione X e dandogli ragione tra me e me sono stato sopraffatto dai ricordi. Non si conosce ancora la causa della morte (personalmente non credo avrò voglia di approfondire sul breve periodo) ma non importa nulla: ciao firestarter, ti ho scelto allora e ti, vi risceglierei altre mille volte. WE ARE THE PRODIGY.

The Prodigy – Breathe

Giovedì scorso ho scoperto i numerosi cambiamenti subiti dal sistema scolastico italiano. In una serata partita in modo molto tranquillo, sono sprofondato in un vero e proprio abisso: bocciature praticamente annullate alle elementari e vietate in terza media, in prima, prossimamente anche in seconda (vuoi mettere la sfiga di essere bocciati proprio in seconda? Eddai). Questa cosa mi ha sinceramente sconvolto, perché ho sempre vissuto con l’idea che la scuola potesse servire sia a dare una forma mentis culturale, sia per insegnare ai discenti cosa fosse la paura, perché poi quella stessa paura, crescendo, potesse trasformarsi in qualcos’altro. Proprio per questo motivo, la playlist di oggi ha a che fare con la scuola e con la paura.

Dargen D’Amico – Un dio a parte (un poeta e un po’ no)

Partiamo da un brano passato fin troppo inosservato in una discografia piena di idee brillanti come quella di Dargen D’Amico per l’argomento scuola, perché la chiusura della terza strofa ci aiuta molto: “E anche le altre cose che gli altri artisti prendono sottogamba a me mettono l’ansia perché temo che da un momento all’altro qualcuno si accorga che […] il mio modo di parlare, così particolare, è solo il frutto di una pessima elementare“. Talvolta anche se mancano delle basi può venir fuori qualcosa di molto interessante, ma sono eccezioni, personalità fuori dalla norma—va anche detto che una frase simile scritta in una canzone può anche lasciare il tempo che trova, non è vangelo ma insomma, ci siamo capiti: le elementari servono e vanno fatte bene.

 

Offlaga Disco Pax – Robespierre

Mentre il mondo si interessa all’appassionante lotta delle primarie del PD, noi facciamo un salto indietro nel tempo per tornare all’esame di seconda elementare di Max Collini, leader di quella meraviglia unica e irripetibile che sono stati gli Offlaga Disco Pax. La nostalgia esiste, c’è per il gruppo, una delle band meno immediate degli ultimi trent’anni di musica in Italia (eccezion fatta, forse, per un paio di canzoni), ma c’è anche per quanto raccontato; non prendeteci per appassionati di ordine e disciplina perché proprio no, ma gli esami alle elementari avevano anche un senso, ovvero quello di impartire una cultura di base. Poi ok, Collini ha spiegato in Kappler la sua evoluzione scolastica, ma quella è un’altra storia.

 

Musica Per Bambini – Come la minestra

Chiaramente nessuna di queste parole vuole essere una giustificazione per i bambini che, com’è notorio, spesso e volentieri sono il dimonio personificato. A testimonianza di questa tesi portiamo Manuel Bongiorni e quel progetto fantasmagorico chiamato Musica per bambini, da cui ascoltiamo Come la minestra, canzone tratta da Dei nuovi animali, disco del 2011 mai troppo osannato. Una contaminazione di tanti generi diversi per raccontare la bastardaggine dei ragazzini che insultano il cuoco della scuola, preparando per lui uno scherzo parecchio fetido e altrettanto schifoso. Una citazione spaziale di De André, uno storytelling che fila via liscissimo, un brano parecchio utile per dirci che ragazzi, in fondo a scuola non si è mai divertito nessuno. Mai.

 

Childish Gambino – This is America

Childish Gambino è l’alter ego di Donald Glover, che i più fortunati hanno apprezzato in Community nei panni Troy. Qui lo troviamo in vesti decisamente più seriose, perché This is America è stato uno dei video più chiacchierati del 2018, ha fatto incetta di premi di prima classe agli ultimi Grammys e, specialmente, è un inno alla cultura. Sì, perché pur non citandola direttamente, la canzone di Gambino parla della scuola, parla dell’educazione da impartire a tutte le classi sociali, e lo fa con un purissimo contrasto tra un ritmo di base parecchio allegro e la crudezza di alcune scene del video. Certo, poi vai a vedere che Mengoni ha scopiazzato il video per una porcata delle sue e ti cadono le braccia. Ma, anche qui: cultura ed educazione.

 

Buffalo Springfield – For what it’s worth

Ho iniziato parlando dell’importanza della scuola anche per insegnare cosa sia la paura, perché poi potesse trasformarsi in qualcos’altro. La paura, il timore di un ordine costituito contro cui puoi fare poco o niente, è una piccola scintilla che può divampare se alimentata nei modi giusti, con tanto buon senso che non può che provenire da una necessaria conoscenza di cosa è successo prima e dalla voglia di lasciare un segno, anche minuscolo, per migliorare la storia di questo pianeta. Chiudiamo con i Buffalo Springfield perché Fro what it’s worth descrive un momento di lotta e perché ogni parola del brano è perfetta per trasmettere quello che noi abbiamo provato a fare anche questo lunedì, perché a volte la sopravvivenza è semplicemente mentale.

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